Caro Direttore, la cronaca politica sul suo giornale si sta distinguendo per due aspetti: uno zelante “sostegno” alla candidatura di Matteo Renzi alle primarie Pd, addirittura in qualche caso di cronaca periferica esagerandone realtà e portata (ma non è di questo che voglio dire); il secondo, una attenzione, direi, morbosa per il “problema Guerini”. Sinceramente non riesco ad immaginare cosa possa aver fatto di terrificante il sindaco di Lodi per generare sulle pagine del suo quotidiano un vero tormentone a cui non sanno sottrarsi esponenti noti, meno noti o talora insignificanti della nomenclatura del partito di Bersani e non solo di quello. Tutti, insomma, a volerlo lontano (e in anticipo) dal Broletto. Per fare un esempio forte, ricordo solo l’appassionato panegirico del presidente Colizzi, che auspicava per il “caro Lorenzo” ogni pensabile futuro scranno, trattenendosi soltanto, per non esagerare, dal citare quello di Palazzo Chigi e del Quirinale. Ed ora, dall’edizione di sabato 20, apprendo che Fabrizio Santantonio si è fatto annunciatore della buona novella: “Lorenzo Guerini è l’uomo giusto per la presidenza della Regione”.
Non vorrei, ovviamente, essere frainteso: nulla da dire sulla candidatura, peraltro forse più proponibile d’un Martina, o certo d’un Cavalli (è un mio parere, che potrei anche motivare, ma richiederebbe altro spazio), per dire di alcuni nomi citati nell’articolo di Brunello. Dico solo che mi piacerebbe vedere dai democratici “ludesan” stesso zelo e simile impegno sui problemi veri, quelli che toccano la gente nelle tasche, nel lavoro, nella qualità della vita. Proposte e fatti concreti. Invece l’impressione è che altro non si sappia fare che parlare di “cadreghini” e di chi deve o dovrebbe occuparli.
Sarebbe invece più che mai necessario spezzare l’autoreferenzialità e ritornare ad una politica che sia servizio ai cittadini. E se, per tornare a Renzi, rottamare significasse questo, non ci si dimentichi, però, di rottamare anche qualche “rottamatore” nostrano.
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