Egregio direttore, pochi giorni fa due agenti di un corpo di polizia fino ad allora a me sconosciuto – si trattava della Polizia provinciale (ma non dovevano abolirle le province? E questa “gendarmeria” non ha altre cose da fare?) hanno fermato l’automobile di mio cognato (io ero a bordo) chiedendo allo stesso un’infinità di documenti. Ripreso il nostro cammino (i due, dall’aria supponente, loro malgrado non sono riusciti ad appioppare alcuna contravvenzione) ci siamo imbattuti di lì a poche centinaia di metri in una prostituta-bambina che batteva sotto il solleone. Domanda: perché i due non sono andati a chiedere i documenti a questa povera ragazzina? Forse si sarebbero accorti se si trattava di una minorenne, che qualche disgraziato (sicuramente più con le cattive che con le buone) obbligava a prostituirsi. Questi signori in divisa marrone-verde non potrebbero fare dell’altro? Perché non vanno a pizzicare i “protettori” di queste ragazze? Forse è più facile multare un automobilista che ha un fanale mezzo spento anziché un camorrista con in tasca due pistole?
Gentile signor Necchi, la presenza delle ragazzine minorenni obbligate a vendere il loro corpo sulle strade più frequentate prossime a Milano e lungo la Lodi-Sant’Angelo è sotto gli occhi di tutti. Anch’io mi chiedo perché le forze dell’ordine, e non solo quelle della provincia, non abbiano ancora stroncato sul nascere questo fenomeno. Dietro a una giovanissima donna costretta a vendersi c’è sicuramente una terribile rete di violenza, di sfruttamento e di malavita organizzata. Perché tutti chiudono un occhio, sindaci compresi? Non possiamo tollerare che tutto ciò avvenga: significa permettere alla delinquenza di fare ciò che vuole.
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