Spero si corra subito ai ripari prima che sia troppo tardi

Gentilissimo Direttore, chiedo spazio al suo giornale per una segnalazione che ritengo importante per la città di Lodi. Accompagnando in una domenica di marzo un gruppo di turisti francesi per il centro storico, ho ritenuto opportuno, incamminandomi verso San Francesco, fare una sosta davanti al Palazzo Mozzanica, edificio, come ella saprà, del XV secolo di pregevole fattura. Ciò che affascina della struttura, oltre all’utilizzo quasi esclusivo del cotto, materiale tanto caro a questa nostra terra lombarda, è il sapiente uso dello stesso per decorazioni di finissimi bassorilievi, sia per tutta la cornice marcapiano che separa il basamento dal piano nobile, che per i fregi che contornano le finestre ad ogiva, tanto lievi e aggraziati da sembrare quasi un ricamo.

Da tempo mi sono accorta, e gli stessi turisti me lo hanno fatto osservare, con quella punta di sarcastico compiacimento che gli stranieri esternano verso le nostre manchevolezze, che i fregi e le decorazioni in oggetto si sono in gran parte staccati e frantumati, andando perduti.

È possibile, e davvero me lo auguro, che il Comune, la Provincia o chi per essi abbiano già preso provvedimenti e avviato l’iter con la Soprintendenza per correre ai ripari, prima che sia troppo tardi. Se così non fosse spero che questo scritto possa servire come sollecito.

È vero che in Italia ogni angolo ha un pezzo di storia e di arte da salvare, custodire, restaurare e non è così automatico avere una bacchetta magica per recuperare tutto. Tuttavia mi sono sentita di spendere almeno una parola perché la necessità di recupero del Palazzo Mozzanica, di cui peraltro sono stati ripuliti di recente il portale e le relative colonne, sia recepita e dalle istituzioni e dalla cittadinanza con la dovuta sensibilità. Intervenire con tempestività evita spiacevoli perdite del nostro patrimonio e contiene i costi, di per sé molto onerosi, dei relativi recuperi.

Per secoli nella nostra terra hanno lavorato a pieno ritmo le fornaci per plasmare materiale edilizio e decorativo che ha dato l’impronta ai nostri edifici religiosi e civili più pregiati.

Oggi certamente non esistono più i maestri comacini, che già l’Editto di Rotari menzionava come ottime maestranze, ma non credo che nel XXI secolo non esistano più artigiani o artisti capaci di farsi carico di un recupero altamente qualificato.

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