Tutto tace, ora spero se ne occupi qualche magistrato

Gentile Direttore, nonostante la questione della «ristrutturazione» dell’ex-distributore di Viale Dalmazia avesse suscitato in città, a causa del blocco imposto ai lavori a gennaio 2012, un certo clamore ed a dispetto del fatto che l’attività del cantiere fosse ripresa da quasi un mese, ci è voluta l’ennesima lettera a «Il Cittadino» perché il Comune di Lodi si premurasse di far conoscere all’opinione pubblica l’epilogo formale della vicenda. Una reticenza anomala per un Ente molto attento sul piano della comunicazione - non mi stupirei se un giorno o l’altro ci comunicassero anche quanti caffè bevono quotidianamente i membri della Giunta - ma che ha costituito, in questo particolare caso, una costante. Dalle notizie apparse, mi scuso per la sintesi estrema e la semplificazione, abbiamo saputo che l’abuso c’è stato, ma in fondo non è stato così grave: solo 60 cm. in più che però non hanno comportato, secondo il Comune di Lodi, variazioni essenziali e che sono stati sanati con una multa di euro 2.431,60. Rimando per valutazioni un poco più approfondite al blog «Cyrano» (http://verdastro.wordpress.com), qui mi limito a poche osservazioni e a comunicare alcune sensazioni:1) il Comune di Lodi al di là dell’ultima burocratica comunicazione formale continua a non spiegare, per carità di patria non prenderò sul serio i supposti problemi di staticità addotti ad un certo punto come spiegazione del mutamento di rotta, perché un’immobile che doveva essere valorizzato «... con una significativa ristrutturazione che lo renderà funzionale alle nuove esigenze adottando criteri costruttivi improntati al risparmio energetico…” (comunicato stampa del Comune di Lodi-Aprile 2010) sia stato abbattuto ed al suo posto sorga ora qualcosa di completamente diverso anche a seguito di un abuso «graziato» tramite il versamento di una somma , a mio parere, ridicola; 2) al di là dei comunicati formali, e delle chiacchiere, ciò che ogni giorno è possibile osservare è che quello che sta sorgendo è qualcosa di completamente difforme dall’originale. La costruzione avrà un piano in più, ha un ingombro completamente diverso ed, in sostanza, costituirà un bel pugno nell’occhio proprio a ridosso di quel poco che rimane delle antiche mura della città di Lodi. Un piccolo, provinciale, ecomostriciattolo tollerato, autorizzato, sanato. Quantomeno non si aggiunga danno alla beffa e non si faccia torto ai sensi (la vista) ed all’intelligenza dei cittadini, evidentemente considerati alla stregua di un popolo bue e beota, sostenendo il contrario;3) al di là della conclusione “formale e legale” la sensazione è che il Comune abbia quantomeno gestito male la vicenda conclusa a tarallucci e vino. Assente sul piano dei controlli, reticente sul piano dell’informazione, ambiguo su quello degli intenti, discutibile nella tutela dell’interesse pubblico. In altre situazioni, più vivaci sul piano politico e sociale, una vicenda simile provocherebbe reazioni di ben altro tipo e le giustificate richieste di dimissioni dell’assessore alla partita. Da noi tutto tace: Assessore latitante, opposizione non pervenute, forze politiche assenti o silenti, società civile distratta; Infine, per chiudere, auspicando anche che qualche solerte magistrato dell’attiguo palazzo di Giustizia verifichi la correttezza dell’accaduto e delle procedure, mi sia permesso comunicare due sensazioni:- la prima è che questa vicenda, ed altri fatti più e meno recenti (la gaffe dell’installazione di antenne sul torrione, l’uso dissennato di Piazza S. Francesco, lo scriteriato impiego dell’arredo inurbano) suggeriscano che il problema della tutela dei beni artistici ed architettonici della città non sia in cima ai pensieri della maggioranza che governa Palazzo Broletto, pronta a ricorrere alla firma di grandi architetti (usati un po’ come la coperta sotto la quale nascondere lo sporco) ma, apparentemente, immemore e scarsamente rispettosa della storia e dei caratteri architettonici del tessuto urbano;- la seconda, più fastidiosa e pienamente confermata da questa vicenda, mi sembra farsi strada nell’opinione pubblica e la colgo materializzarsi nei discorsi colti al bar o nei capannelli della Piazza: che in città vengano usati pesi e misure diverse, che l’Ente tenuto a garantire l’applicazione delle norme in modo uniforme per tutti i cittadini non agisca in modo imparziale, che ad alcuni sia consentito ciò che ad altri le norme, spesso giustamente, vietano. È una sensazione sgradevole che si alimenta di molti fatti, più o meno grandi: quello oggetto di questa lettera ma anche, ad esempio, la possibilità concessa a pochi di usare P.zza S. Francesco o le vie del Centro storico come area di sosta. Uno strabismo, una asimmetria del diritto che non fa sicuramente bene alla credibilità di questa giunta e della politica in generale.

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