
Buongiorno Direttore, le chiedo ospitalità ben conoscendo la sua sensibilità nei confronti di testimonianze di lettori che sono costretti ad orientarsi nei meandri di una amministrazione pubblica spesso vessatoria e farraginosa che provoca disagi in coloro che dovrebbero, invece, trovare in lei risposte ai loro problemi. Sono una pensionata che nel mese di febbraio , a seguito di un normale controllo, scopre che dalla propria pensione sono stati detratti €. 700,00 in virtù dell’esistenza di alcuni non meglio specificati “crediti vari”. Vorrei far notare che di tale fatto l’Inps non ha ritenuto neppure di avvertirmi , incurante del fatto che tale somma di denaro avrebbe potuto essermi necessaria per fronteggiare impegni economici assunti sulla base di un reddito che, credevo, fosse certo .
Allarmata scrivo subito a “Inps risponde” chiedendo ragione di un prelievo così consistente , soprattutto inspiegabile e inspiegato e mi vedo rispondere che essendo io erede di un tale che ha un debito nei confronti dello Stato di circa € 14.000, vengo individuata come responsabile in solido per la rifusione di tale somma.
Sempre più sorpresa invio una seconda comunicazione a “Inps risponde” nella quale preciso che non sono la persona che loro credono io sia evidenziando un palese errore dell’ufficio preposto a tali pratiche. Nel contempo ritengo utile avvalermi del Patronato Acli di Lodi che riesce a scoprire che la persona a cui viene richiesta la restituzione sarebbe la moglie del defunto debitore. Il Patronato che mi assiste con competenza, professionalità e cortesia inoltra la pratica di ricostituzione dei redditi (rimborso) ribadendo la sussistenza dello sbaglio. Inoltre viene chiesto ed ottenuto un appuntamento con un funzionario Inps di Lodi per avere maggiori delucidazioni. E a questo punto mi sembra di precipitare in uno scenario Kafkiano dove nulla è ciò che sembra. Tralasciamo l’atteggiamento del custode che a richiesta di informazioni non ha nemmeno sollevato lo sguardo dal cellulare, intento in non so quale occupazione. Se il suo compito è quello di garantire la sicurezza o quantomeno controllare chi accede, avrebbe potuto entrare un esercito di terroristi e lui gli avrebbe indicato l’ubicazione degli uffici come ha fatto con me.
Nulla a confronto però del comportamento del funzionario il quale conferma di aver ricevuto la pratica di ricostituzione dei redditi, ma di averla respinta attribuendo l’errore alla sede di Milanofiori, competente a porvi rimedio, confermando nel contempo che la decurtazione verrà applicata anche nel mese di marzo . Incurante della mia preoccupazione, non solo non si scusa di un equivoco che tanto disagio e preoccupazione mi sta provocando, ma assume nei miei confronti un atteggiamento superficiale , probabilmente trovando comica una situazione per me fonte di legittima apprensione.
Esco dal colloquio senza alcuna risposta esaustiva, sbigottita, pervasa da un sentimento di impotenza e di rabbia nella consapevolezza di essere alla mercé di una burocrazia che, nonostante le belle parole di cui si riempiono la bocca i nostri politici, è matrigna e a volte addirittura ostile.
Qualche giorno fa, ricevo un secondo riscontro da “Inps risponde” nel quale si riconduce l’errore ad un caso di omonimia. Poiché l’unica corrispondenza tra me e l’erede riguarda solo il mese e l’anno di nascita, mi chiedo se l’estensore della comunicazione conosca il significato di “omonimia”(= nome e cognome identici).
Non ho a tutt’oggi certezza sui tempi del rimborso, ma dubito che possano essere altrettanto fulminei come quelli con cui mi è stata sottratta parte della pensione.
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