Una festa “politicizzata” soltanto perché c’era Emergency?

Al Direttore de Il Cittadino. Le insegnanti della Scuola dell’Infanzia San Gualtero di Lodi, in risposta alla lettera di un genitore pubblicata su “Il Cittadino” il 1° giugno 2011, respingono categoricamente l’accusa loro rivolta di aver politicizzato la festa di fine anno scolastico svoltasi il 26 maggio scorso avente come tema i diritti dei bambini. Festa “politicizzata” perché? Per la presenza di Emergency che ha come obiettivo quello di finanziare un ospedale pediatrico, finalità degna di essere perseguita?

Noi da sempre non conosciamo colori politici, ma solamente quei colori che con il nostro messaggio pedagogico rivolto ai bambini abbiamo voluto trasmettere. I colori dell’uguaglianza e delle razze e i valori del confronto e dell’accoglienza.

A conclusione di un percorso educativo - didattico svolto durante l’intero anno scolastico, la scuola, in accordo e collaborazione con la componente genitori tramite i rappresentanti di sezione e con delibere del Consiglio di Intersezione e del Consiglio di Circolo, ha voluto contribuire a rendere concreta la realizzazione di uno dei diritti affrontati, quello alla salute, sostenendo il progetto di Emergency “Adotta un ospedale” promuovendo una raccolta di fondi a favore dell’ospedale pediatrico di Goderich in Sierra Leone.

Durante la festa di fine anno, a conclusione dello spettacolo dei bambini, è stata allestita una pesca di beneficenza, un banchetto per la vendita di torte offerte dalle famiglie e un banchetto informativo di Emergency autorizzato anche alla cessione di gadget di vario tipo (libri per bambini, magliette, aquiloni, ecc.)

Il ricavato delle iniziative è stato interamente destinato al progetto.

La scelta delle insegnanti relativa alla collaborazione e al sostegno dell’associazione Emergency è stata motivata dalla pura e semplice finalità del progetto e dalla garanzia di un riscontro diretto sull’attuazione da parte dei volontari.

Non solo non c’è stata una scelta politica da parte delle insegnanti, ma l’autore della lettera ignora che proprio nello statuto dell’associazione, quale organizzazione non governativa senza scopo di lucro, si fa chiaramente riferimento al fatto che “possono far parte dell’associazione tutti coloro, persone fisiche associazioni ed enti, che condividono le finalità e sostengono le attività umanitarie dell’associazione stessa. L’associazione è aperta a tutti, senza alcuna discriminazione politica, ideologica o religiosa (art. 10)”.

Per tradizione, ma soprattutto per la sensibilità e l’attenzione con cui le insegnanti hanno da sempre affrontato i temi che riguardano l’infanzia in tutti i suoi aspetti, da numerosi anni la scuola si è fatta sostenitrice di varie iniziative di solidarietà di diversa provenienza attraverso numerosi progetti quali:

-“Un villaggio chiamato Janofka”, in collaborazione con l’associazione “Un sogno chiamato Italia” di Castiglione d’Adda.

-“Un aiuto per Haiti”, attraverso la Fondazione Francesca Rava.

-“Un euro per il Pakistan”

-“Telethon”

-“Dalla solidarietà allo sviluppo”, a sostegno di scuole e ospedali in Armenia.

-“Centro di aiuto alla vita” di Lodi, attraverso la raccolta di generi alimentari e per l’igiene per la prima infanzia, che annualmente viene fatta in occasione del Natale, e durante tutto l’anno con la raccolta d’indumenti e articoli per l’infanzia.

Tutte queste iniziative, ma soprattutto i contenuti educativo - didattici, le finalità e le metodologie utilizzate non solo nel Plesso della Scuola dell’Infanzia San Gualtero, ma in tutto il 1° Circolo Didattico di Lodi, come chiaramente dichiarato nel Piano dell’Offerta Formativa, hanno portato l’Unicef, all’interno del progetto “Verso una scuola amica”, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, ad insignire anche la nostra scuola nel 2010 del riconoscimento di “Scuola amica dei bambini e dei ragazzi”, titolo conferito a sole 10 istituzioni scolastiche su circa 100 presenti nel territorio lodigiano (vedi articolo de Il Cittadino del 4 novembre 2010).

Che dire poi delle maestre “bolsceviche”? Come ci si può permettere di dare un appellativo politico a delle persone senza conoscerne l’ambito privato e che nel lavoro non hanno mai e poi mai espresso opinioni che facessero trapelare il loro credo politico, visto che la scuola ci vede come figure educative che formano il bambino anche al rispetto delle idee e delle libertà?

Riguardo all’affermazione fatta dall’autore della lettera di non volere dichiarare la propria identità per paura di possibili “ritorsioni” da parte delle insegnanti “bolsceviche”, possiamo solo e semplicemente rispondere che la professionalità e la sensibilità con cui abbiamo calato nella quotidianità il vero senso dell’applicazione dei diritti dei bambini ci porta spesso proprio per questo a tutelare, supportare e marginare varie situazioni, consapevoli che le scelte educative e di altro genere di alcuni genitori non devono ricadere sui loro figli.

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