I gruppi -Soci di Banca Etica/Lodi, No Slot/Lodi, Coged, GAS Lodi, assoc. Pierre - che hanno promosso nel luglio scorso lo spettacolo “Gran Casinò. Storie di chi gioca sulla pelle degli altri” esprimono una vibrata protesta per la scelta della Federazione italiana gioco calcio (FIGC) di inserire tra i propri sponsor una multinazionale del gioco d’azzardo, la Intralot, che è tra i primi operatori nel mercato italiano delle scommesse.Vedere il gioco d’azzardo abbinato al mondo del calcio è deleterio perché inquina i valori che la pratica sportiva dovrebbe trasmettere, soprattutto ai giovani. Lo sport del calcio professionistico ha già tanti problemi - tra cui un giro d’affari totalmente avulso dalla realtà economica e dalla vita reale dei cittadini, il Totonero delle scommesse che trucca le partite - e l’attuale scelta dei dirigenti della FIGC viene ad aggravarli. La pubblicità instilla l’idea che “per essere vincenti nella vita basta giocare d’azzardo”, perché “giocare è semplice” e “vincere è facile”. Ma studi indipendenti hanno dimostrato che “si gioca sempre di più, ma si vince sempre di meno”. E soprattutto puntare sulle vincite al gioco per risolvere i problemi della vita di ogni giorno è fuorviante e diseducativo, perché assegna alla fortuna un ruolo determinante, disincentivando l’impegno, le competenze, il lavoro.Il giovane sportivo che vede una multinazionale del gioco d’azzardo tra i finanziatori della Federazione del calcio è indotto a credere che il gioco d’azzardo è una opzione praticabile, positiva, anche se da esercitare con moderazione. Senonché in questi anni, secondo i dati del CNR, quasi due milioni sono i giocatori a rischio di dipendenza e 500.000 circa sono giocatori patologici. Ludopatia e ludodipendenza non solo minacciano il tessuto sociale, rovinando i rapporti familiari, le relazioni di coppia e il rapporto di lavoro, ma comportano anche costi sociali che annullano il vantaggio fiscale che lo Stato ricava dalla tassazione delle scommesse.La scelta dei dirigenti della FIGC è sconsiderata e diseducativa, aggravata dal tentativo di mistificarla asserendo che è stata ispirata da «affinità di valori» e da «cultura della legalità».Pertanto ci uniamo alle associazioni e ai cittadini che chiedono che venga disdetto un contratto basato soltanto sull’interesse economico, calpestando ogni valore etico.
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