
Qualche tempo fa mentre passavo per il Borgo a Lodi e guardavo con nostalgia dentro i cortili mi sono soffermato a guardare il cortile dove abitavi Tu Antonio, e mi è tornato alla mente il nostro incontro il giorno di S.Stefano quando con una chiacchierata di una mezzora in piazza Duomo abbiamo ricordato il nostro passato.
Ripensando in questi giorni al nostro colloquio, mi sono tornati alla mente i tuoi amici d’infanzia Gianni M., Nino B. e Bruno Z. e quante ragazzate, alcune belle alcune meno..., avete fatto insieme. Io era più piccolo di voi ma mi ricordo sempre il tuo cortile nel quale vivevano dei miei parenti e delle tante punture che mi faceva tuo padre per curare il mio mal di testa che tuttora mi affligge ancora. Ricordo con piacere i volti di tua nonna e di tua madre e quello di tuo padre sempre serio legato alla famiglia e buon oratoriano. Poi tua sorella che da parecchio tempo non vedo e suo marito, nipote del grande Presidente della Soc. Calcistica Adda il Cav. Pea, sempre pronto ad aiutare persone in difficoltà. In quel periodo la sede della Società era in Corso Adda presso il Ristorante 3 Gigli, peccato che nessuno mai ha pensato ad un torneo di calcio o ad una coppa in suo ricordo. Allego una foto del 1926 della squadra nella quale giocava mio padre che poi passò al Fanfulla ed in seguito alla Juventus. Molti sono i ragazzi che hanno militato in questa squadra per poi passare alle categorie superiori.
Quante famiglie vivevano nel tuo cortile, penso una quindicina, a fianco a te la famiglia Postini con i suoi cinque figli, Scolafuru ragazzo di carnagione scura da tutti chiamato “savon”, albrito del Csi ora da tempo trasferitosi da Lodi, suo zio Brianza che faceva l’imbianchino e il decoratore, mi ricordo quando dipinse la grotta della Madonna di Lourdes nella chiesa del Borgo e sua sorella che quando mi vedeva mi prendeva in giro perché ero piccolo, ora la vedo con nostalgia al cimitero di Riolo a fianco delle sue due figlie. Il tuo cortile era sempre pieno di ragazzi e ragazze, le sorelle Rossi il cui papà faceva il falegname, la famiglia Zucchelli con il padre che era guardia giurata e le sue due figlie, tutti vivevano in due stanze ed il gabinetto era unico per tutti in fondo alla ringhiera. Fra tanti ricordi non posso dimenticare la tua “Lambretta” comperata usata, sulla quale tra il manubrio ed il sedile eri arrivato addirittura a mettere un serbatoio per farla sembrare una moto.
Tu in quel periodo lavoravi a Milano come autista e viaggiavi sul più popolare dei treni di allora, il “fogna” e alla sera ci ritrovavamo alla scuola serale per ottenere la licenza della 3° media con i maestri Stefanelli e Pedrinazzi, e quando tornavamo a casa tu e Botti facevate la gara a cantare le più belle canzoni italiane del tempo e la tua voce era sempre la più bella. Ora nonostante gli anni è rimasta ancora potente e squillante e in chiesa tutti l’ascoltano con piacere.
Un amico mi ha confidato (con i dovuti scongiuri) che quando verrà il momento fatale vorrebbe essere accompagnato verso l’eterno dalla tua voce. Ciao Antonio da un tuo vecchio amico d’infanzia.
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