Elena e Fabio di Melegnano, matrimonio “in trincea”: lotta alla droga con don Chino
«Quando abbiamo iniziato i giovani morivano di Aids»
«Quando abbiamo iniziato i giovani morivano di Aids, adesso il Covid rischia di mettere in crisi i ragazzi più fragili, ma è sempre troppo grande la voglia di aiutare il prossimo». I coniugi di Melegnano Elena Chiarion e Fabio Sara raccontano così la loro esistenza contro la droga, che da ormai diversi anni li vede in prima linea nella comunità diretta da don Chino Pezzoli. «Dopo la laurea in psicologia a metà degli anni Novanta, volevo lavorare nel campo del sociale, è nata così la straordinaria esperienza con don Chino - afferma la psicoterapeuta Elena, oggi responsabile delle 11 equipe di psicologi ed educatori professionali delle comunità lombarde e della Sardegna -. Nei primi anni vedevamo i giovani morirci tra le braccia vittime dell’Aids, poi è arrivato il dramma delle droghe sintetiche: in tempo di Covid il pericolo è rappresentato dal distanziamento sociale, tutti si sentono giustificati a “dimenticare” chi fatica a gridare il suo bisogno di aiuto, la criminalità e gli spacciatori non dimenticano invece di avvicinare “in presenza” i più fragili per illuderli di trovare qualche istante di benessere e felicità». L’esperienza di Fabio con la comunità di don Chino è iniziata sei anni fa dopo il matrimonio con Elena. «Per tanto tempo volontario nella Croce bianca di Melegnano, ero già molto attivo in campo sociale - sono le sue parole -: sin da subito ho risposto presente alla chiamata di don Chino che, forte del ruolo di primo piano giocato da Elena, voleva portare per la prima volta una testimonianza di coppia all’interno della comunità. Mai scelta si è rivelata più azzeccata, anche per me questa è diventata una vera e propria ragione di vita, oggi mi occupo della parte tecnica e strutturale e dei servizi necessari affinchè gli ospiti svolgano in serenità la loro quotidianità». I coniugi di Melegnano sono in prima fila anche nel progetto varato con la neonata Ser. Co. Re. (Servizi, Comunità e Reti Educative), che rappresenta oltre 100 realtà lombarde legate ai servizi per le dipendenze, salute mentale, comunità adolescenti e cooperative sociali, all’interno della quale proprio Elena occupa l’importante ruolo di direttore generale. «Vogliamo riportare al centro le emergenze a cui ci chiamano le nuove generazioni - concludono -, i più piccoli e fragili devono essere liberi di gridare un forte no alla droga e a tutte le forme di dipendenza così tragicamente devastanti».n
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