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Lunedì 04 Febbraio 2013
Una diga sull’Adda, per fare elettricità
«Il Cittadino» illustra il progetto di Castelnuovo
Tutto ha avuto inizio due anni fa, nel gennaio 2010, quando una società privata ha presentato agli enti preposti un progetto finalizzato a realizzare una centrale idroelettrica sull’Adda, poco distante da dove il fiume confluisce nel Po, nel territorio di Castelnuovo Bocca d’Adda, nelle vicinanze di Maccastorna e Crotta d’Adda.
La richiesta è della società Vis srl: lo scopo è realizzare un impianto in grado di produrre energia elettrica attraverso una diga da costruire lungo l’intera ampiezza dell’Adda, da una sponda all’altra. L’investimento prevede la costruzione di una centrale della potenza di 20mila megawatt da realizzarsi al confine fra Castelnuovo e Maccastorna, ancora entro i confini del Parco Adda Sud. Si prevede un investimento di circa 19 milioni di euro che Biancardi ha concentrato in un progetto realizzato dallo studio Frosio di Brescia.
In buona parte sugli stessi terreni di proprietà di Antonio Biancardi, noto imprenditore agricolo del Basso Lodigiano e patron della nota azienda di pomodori Solana di Maccastorna. La Vis, infatti, fa capo allo stesso Biancardi e ai suoi figli; la famiglia risiede nel castello medioevale del paese.
In due anni gli enti preposti del territorio lodigiano - dal comune di Castelnuovo al Parco Adda Sud, via via fino alla provincia di Lodi - hanno espletato tutte le varie pratiche autorizzative. Questo è però avvenuto - ed è l’accusa pesantissima lanciata in queste ultime settimane da associazioni e privati cittadini - nel silenzio assoluto, senza rendere pubblica l’iniziativa, che ha chiaramente un forte impatto ambientale.
Il progetto non ha sollevato finora alcuna preoccupazione tra gli enti pubblici del Lodigiano. Si sono invece detti profondamente scettici le realtà della sponda cremonese, in primis il comune di Crotta d’Adda, in particolare per lo sbarramento posto a valle del comune cremonese. Non solo: una forte preoccupazione viene espressa per le ripercussioni dell’intervento sull’ambiente e sull’agricoltura da parte della Coldiretti di Cremona attraverso il suo direttore Simone Solfanelli. Le perplessità riguardano un’opera che – stando al progetto – per alimentare la centrale creerebbe un “lago” artificiale, un invaso di 3 milioni di metri cubi d’acqua, comportando un innalzamento di tre metri del livello del fiume, con un rigurgito del bacino destinato a risalire per 14 chilometri fino ad arrivare al salto che l’Adda compie a Pizzighettone.
«Il Cittadino» in questi ultimi giorni ha reso nota la notizia che da due anni era a conoscenza solo degli enti coinvolti. Le continue richieste avanzate dai lettori hanno spinto il nostro giornale a fornire una più accurata e approfondita descrizione del progetto, al fine di renderlo pubblico. Verremmo infatti meno al nostro ruolo di informare quanto avviene nel territorio se ci comportassimo in modo differente. Le notizie che seguono sono estrapolate dal progetto in questione.
LE FINALITÀ DEL PROGETTOIl progetto riguarda l’utilizzazione idroelettrica del fiume Adda e interessa un’area interamente insistente nel Comune di Castelnuovo Bocca d’Adda nei pressi del corpo idrico denominato “Chiavicone”.
Obiettivo del progetto di realizzazione dell’impianto idroelettrico sul fiume Adda è l’utilizzazione della risorsa di energia rinnovabile costituita dai deflussi del fiume Adda in corrispondenza di un salto di fondo nel Comune di Castelnuovo.
«La realizzazione dell’impianto idroelettrico - si legge nel progetto - oltre ai benefici su grande scala connessi con l’utilizzo di una fonte di energia rinnovabile come la riduzione della dipendenza da combustibile fossile e la riduzione di emissioni nocive, ha una ricaduta positiva anche locale. Lo sfruttamento di una risorsa naturale ha certamente un effetto di valorizzazione della risorsa agli occhi della popolazione e quindi di stimolarne il rispetto e la cura».
Secondo i progettisti «la realizzazione di un impianto idroelettrico rappresenta per la comunità un’attraente possibilità di reperire risorse finanziarie per mantenere competitivo l’interesse a investire nelle aziende che operano nella zona. La realizzazione di un impianto idroelettrico si inserisce in questa tradizione di utilizzo consapevole del territorio e rappresenta un’occasione di rinnovata attenzione a esso: la presenza di una iniziativa economica che interessa direttamente l’ambiente rurale può infatti costituire, se ben gestita, un motore di manutenzione e di salvaguardia di fasce fluviali altrimenti abbandonate».
LE OPERE PROGETTATE«L’impianto - si legge nel progetto - è costituito da una traversa di sbarramento, da una vasca di carico, dall’edificio della centrale, dal bacino di restituzione e dalla scala di rimonta dell’ittiofauna. L’opera di presa sul fiume Adda, localizzata a valle dell’esistente corpo idrico denominato “Chiavicone”, consiste in una traversa tracimabile costituita da una parte fissa esistente, con soglia a quota 32,50 metri sul livello del mare, e da una parte completamente abbattibile con quota di ritenuta 35,50 metri sul livello del mare; la larghezza complessiva è di circa 135,00 metri. Lo sbarramento sul fiume Adda necessario per la derivazione dell’acqua sarà realizzato mediante una soglia fissa di calcestruzzo armato, situata a monte di quella esistente ed avente la stessa quota (32,50 metri sul livello del mare) sulla quale sarà ancorato un elemento flessibile (gommone) costituito da una struttura tubolare in tessuto gommato riempito d’aria.
La scelta del gommone protetto da scudo d’acciaio è dettata dal fatto che in occasione delle piene del fiume Adda, che possono essere particolarmente violente e rovinose, esso è in grado di proteggere meglio la sottostante struttura gommata per una migliore affidabilità e sicurezza d’esercizio dello sbarramento. L’altezza totale della struttura mobile è di 3,00 metri rispetto alla soglia fissa esistente».
«Il sistema è a sicurezza intrinseca - prosegue il progetto - in quanto in mancanza del segnale di livello a monte o al superamento d’una soglia preimpostata e rilevata per mezzo della pressione esercitata dall’acqua sullo sbarramento, quest’ultimo, senza necessità d’energia, s’abbatte lentamente e completamente in ogni condizione. Sul lato orografico destro della traversa è collocata la camera di carico, larga 28,50 metri, lunga 50 metri e con soglia a quota 32,75 metri sul livello del mare, che convoglia le portate derivate in un locale interrato (dove sono alloggiate le due turbine assiali sommerse), ubicato a circa 70 m dalla presa»
LA CENTRALE ELETTRICALa centrale idroelettrica - proseguono glin incartamenti progettuali - è ubicata in adiacenza all’opera di presa, in sponda destra del fiume Adda: l’accesso avviene dalla strada sterrata, in parte esistente ed in parte da realizzarsi, situata in sponda destra. L’edificio della centrale, largo 29,70 metri e lungo 21,50 metri, è quasi interamente interrato ed ospita, in una camera sommersa, due gruppi generatori compatti ad asse orizzontale costituiti ciascuno da turbina assiale a elica e generatore sommerso.
La fossa turbine è preceduta da due griglie, da 13,50 metri ciascuna, dotate di sgrigliatori per la raccolta del materiale trasportato dal fiume: il materiale sgrigliato viene raccolto in una vasca posta sul fianco destro della camera di carico per essere trasferito a discarica.
In centrale sono alloggiati i quadri di controllo e comando della presa e della centrale, i trasformatori e le centraline di comando. L’accesso all’edificio della centrale è garantito attraverso un piccolo corpo superiore, simile ad una torretta, situato al piano campagna.
La cabina per la consegna dell’energia elettrica al distributore locale, con annesso locale misure dotato di porte e finestre di resina del tipo omologato Enel, sarà ubicata (in accordo con il distributore locale) in un area al sicuro dalle piene: qui potranno essere collocati anche i quadri di potenza e comando ora pensati all’interno dell’edificio della centrale in una stanza a tenuta idraulica.
Poiché l’intero impianto funzionerà automaticamente, controllato a distanza, non sono previsti locali per la permanenza continua del personale riducendo al minimo la volumetria e l’impatto dell’edificio sul paesaggio.
I deflussi derivati dall’impianto saranno restituiti al fiume Adda immediatamente a valle della traversa mediante un breve restituzione lungo 40 metri. L’energia prodotta sarà immessa nella rete di distribuzione a 15 kV, cui la centrale sarà collegata tramite una linea elettrica interrata.
In corrispondenza dello sbocco del canale di scarico è prevista la realizzazione di una scogliera di massi a secco, intasati con terreno vegetale e calcestruzzo in fondazione.
Sono previste scogliere di massi a secco in sponda destra, in corrispondenza della traversa, per prevenire l’erosione delle sponde.
Saranno altresì realizzati rilevati di terra, con materiale di risulta proveniente dagli scavi, per il raccordo tra il terreno, la strada sterrata esistente e il piazzale di progetto. Nel terreno circostante è previsto un rimboschimento mediante l’impianto di essenze autoctone miste arboree e arbustive.
PER LA RISALITA DEI PESCI«Sul lato destro della traversa, a fianco della camera di carico - si legge sul progetto - è previsto il passaggio per l’ittiofauna costituito da una rampa del tipo a rapide artificiali, che imita un ambiente di ruscello attraverso la sistemazione di rocce ed ostacoli naturali, riducendo il salto di fondo complessivo in salti più modesti facilmente superabili dai pesci migratori. La tipologia scelta è adatta al passaggio di più specie, grazie alla minore selettività rispetto ad altre tipologie. Il ruolo delle rapide artificiali è di dissipare, in modo conveniente, l’energia associata al flusso d’acqua che transita nel manufatto, oltre che a fornire utili e necessarie zone di riposo alla fauna ittica. La scelta di questa tipologia di scala di risalita dei pesci è dettata dalla sua funzionalità in quanto appare la più adatta non costituendo ostacolo al passaggio delle piene. Il passaggio sarà progettato in accordo al Protocollo per la presentazione dei passaggi per pesci».
«Il funzionamento idraulico del manufatto - prosegue il progetto - è assicurato dallo sbarramento, che manterrà costante il livello idrico di monte e garantirà quindi un’alimentazione costante al passaggio di risalita dell’ittiofauna. Il livello di valle invece varierà in relazione alla portata, secondo quanto specificato nella Relazione idraulica e idrogeologica. Durante la fase di cantiere si avrà cura di realizzare le opere in alveo in un periodo diverso dalla tagione riproduttiva e migratoria della fauna ittica presente, per minimizza-re i disturbi all’ambiente acquatico. Per quanto riguarda la manutenzione dell’opera si prevede l’ispezione ed eventuale pulizia del manufatto con frequenza costante e in ogni caso dopo ogni evento di piena»
QUALE INSERIMENTO AMBIENTALE«Una delle opere previste dal progetto - prosegue nei suoi contenuti l’incartamento - è il rimboschimento di un’area di circa 1 ettaro posta frontalmente al corpo edificato della centrale sul lato campagna. S’intende realizzare un bosco che trae riferimento dal Quercocarpineto planiziale cioè dalle antiche foreste di latifoglie che ricoprivano la pianura padana, nel quale predominante è il ruolo della Farnia nello strato arboreo, accanto all’Olmo campestre, al Frassino ossifilo e all’Acero campestre. Attualmente i Quercocarpineti planiziali, e il Lodigiano non è da meno, rivestono un’estensione assai limitata, pertanto, un mantenimento degli assetti vegetali, nonché la ricostruzione di popolamenti di questo tipo appare quanto mai auspicabile. Le funzioni di questi boschi sono le più varie, ma l’attitudine funzionale prevalente è di tipo naturalistico, andando dalla ricostruzione di sistemi naturali ormai scomparsi con la ricostruzione di habitat e di reti ecologiche, alla ridefinizione del paesaggio rurale. Non ultima, inoltre, è la possibilità, come in questo caso, di fungere come barriera schermante per mitigare l’impatto visivo attraverso la progettazione di un impianto ad alta densità localizzato nell’immediata vicinanza della nuova opera, Si propone così la realizzazione di una formazione boscata schermante plurifilare; si tratta di un tipo di struttura piuttosto complessa nella quale è possibile ottenere il massimo della multifunzionalità (mitigazione ambientale, scopo protettivo, rete ecologica): è, infatti, una soluzione di grande interesse in risposta alle emergenze legate alla forte antropizzazione che vede il diretto contatto delle aree naturali con le industriali e l’intersezione di queste con i territori rurali, che ben si adatta al contesto in cui si cala questo progetto di forestazione».
«Il modulo - si legge nel progetto - prevede l’alternanza di file composte da specie differenti al fine di garantire la mescolanza e limitare la diffusione di eventuali agenti patogeni. L’obiettivo principale è di schermare visivamente la centrale idroelettrica rispetto al territorio circostante abbinato al miglioramento della biodiversità, ovvero l’arricchimento della matrice agro-paesistica inserendo nuove componenti verdi stabili a incremento della rete ecologica».
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