BASKET Assigeco, l’amarezza per la retrocessione dopo tre stagioni al top

Il ds Pagani non si dà pace per l’addio alla Serie A2: «Un dispiacere che toglie il sonno»

Una storia entusiasmante contornata di canestri e passione arrivata a un capitolo intriso di tristezza. L’Assigeco è costretta all’addio all’A2, epilogo aritmeticamente certificato dalla sconfitta contro Verona, dopo undici anni di continuata e intesa partecipazione. Un’avventura che si chiude malinconicamente dopo aver vissuto parentesi esaltanti culminate nella qualificazione ai play off delle ultime tre stagioni, con la semifinale giocata nel maggio 2022, grazie all’apporto di coach e giocatori splendidi rappresentanti dei valori, morali e sportivi, del club. L’inquietudine nell’animo fatica a diradarsi. «Beh, c’è certamente un enorme dispiacere per questa retrocessione che, pur se ormai quasi inesorabile, rimane dura da accettare: roba da faticare ad addormentarsi – Alessandro Pagani, diesse rossoblu, confida lo stato d’animo dell’intero ambiente -. Tutti coloro che lavorano in società o tengono alle sorti del club faticano a realizzare questa situazione trovando difficoltà in questi giorni. Bisogna però considerare che parliamo di sport, fatto di vittorie e sconfitte entrambe da metabolizzare per continuare ad andare avanti a operare facendo sempre del proprio meglio».

Nei 48 anni di storia del club (fondato nel 1977) è la prima retrocessione in assoluto. «Non piace aggiungere una pagina negativa al libro della società, ma lo sport è fatto anche di questi momenti che vanno accettati e analizzati per capire gli errori commessi e riprendere a lavorare con energia e fiducia – continua il dirigente codognese -. Una situazione di questo tipo va interpretata come un punto di ripartenza, non certo di arrivo. La dirigenza, con il presidente Franco Curioni in primis, infatti sta già programmando con voglia e determinazione come costruire la squadra per il prossimo anno». Avete esaminato gli aspetti che non hanno funzionato dalla scorsa estate? «Aspettiamo di finire la stagione, mancano ancora due gare, per approfondire con attenzione gli errori commessi – sottolinea Pagani -. Iniziare la regular season con una serie di sette sconfitte, pur se alcune di misura, ha inciso sulle aspettative di una squadra giovane (età media 24 anni ndr) che forse ha faticato più del previsto a trovare il modo giusto di reagire. Probabilmente nel roster è mancato un giocatore di esperienza, in grado di aiutare i ragazzi ad avere fiducia, tecnica e mentale. Non è un caso che negli alti e bassi dell’annata ci siano dei “filotti” di sconfitte che, da ultimi in classifica, hanno reso più difficile evitare l’aggravarsi della tensione, in particolare quando impegnati in trasferta. Dove abbiamo vinto solo una partita». Possono aver inciso le scelte dei giocatori? «Nella storia recente della società abbiamo avuto giocatori importanti, Sabatini e Veronesi per esempio, che sapevano come fare a prendersi responsabilità di gioco nei momenti chiave. Il giocatore al quale affidare il possesso decisivo: la nostra poca esperienza si è vista in tanti quarti periodi. Serpilli e Bartoli hanno fatto un’ottima annata, in crescendo. A un certo punto della stagione per dare una scossa abbiamo pensato di sostituire Bradford con Marks, elemento in grado di trascinare i compagni, e accontentare Grimes che voleva tornare a casa scegliendo sul mercato Gilmore, il meglio fra le opzioni disponibili. Marks e Gilmore sono due super professionisti, capaci nelle ultime settimane di giocare anche sugli infortuni. Purtroppo, non sono bastati a far girare il trend. Nelle prossime due uscite, a Torino, campo tradizionalmente ostico, e in casa con Rieti, con l’idea di salutare e ringraziare i tifosi per il calore dato senza condizioni, giocheremo al massimo per onorare maglia e impegno. Siamo jn B, ma nessuno vuole fare brutte figure».

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