CALCIO Pedrazzini si dimette dalla presidenza del comitato regionale lombardo
La rinuncia comunicata questa mattina al numero uno della Lnd Giancarlo Abete: «Con grande dispiacere, nonostante la volontà di molte società, che mi hanno chiesto insistentemente di rimanere»
Sergio Pedrazzini getta la spugna prima di cominciare. Arriva a metà pomeriggio di questo martedì 29 ottobre la comunicazione ufficiale delle dimissioni dalla carica di presidente del Comitato regionale lombardo della Figc-Lnd presentate dal dirigente lodigiano questa mattina al numero uno della Lega nazionale dilettanti Giancarlo Abete.
“Si è concluso ieri il percorso elettivo della Lnd per il periodo 2025-2028 con l’assemblea per la nomina del delegato assembleare effettivo e supplente del Sgs in rappresentanza dell’area nord. Termina qui un percorso - le dichiarazioni di Pedrazzini in un comunicato - che il 14 settembre scorso mi ha visto vincere e confermare il mio incarico di presidente del Comitato regionale Lombardia in un contesto elettorale che ha prodotto un risultato anomalo dove 12 dei 15 consiglieri sono stati eletti in quota alla lista opponente. A seguito di quell’assemblea ordinaria si sono susseguiti accadimenti che hanno determinato una profonda serie di riflessioni e che hanno portato alla decisione che comunico oggi con grande dispiacere, nonostante la volontà di molte società, che mi hanno chiesto insistentemente di rimanere. Il mio senso di responsabilità mi impone, nell’interesse del Comitato regionale Lombardia, di rassegnare le dimissioni al dottor Giancarlo Abete, in quanto in questi oltre 40 giorni le azioni mosse dai 12 consiglieri della lista opponente mi hanno fatto capire che la possibilità di governare in un rapporto di reciproca fiducia non può sussistere”.
Poi Pedrazzini elenca alcune delle motivazioni che lo hanno indotto a dimettersi: “Con l’assemblea ordinaria elettiva del 14 settembre ancora in corso, una buona parte dei consiglieri e delegati assembleari neo eletti mi ha intimato di dimettermi immediatamente, in contrasto con quanto appena votato dalle società. Al mio rifiuto, vista l’anomalia venutasi a creare, e alla mia richiesta di tempo per una riflessione serena, la sera stessa mi è stata indirizzata una Pec con una richiesta di convocazione immediata di un consiglio direttivo, in totale contraddizione con la loro precedente richiesta di dimissioni rimarcata anche da un comunicato stampa da loro diramato. Ancor più irrituale è stata poi la Pec ricevuta lunedì 16 settembre in cui i 12 consiglieri autoconvocavano il consiglio direttivo per il giorno seguente, intimando al segretario di espletare tutte le formalità per la convocazione. A ciò è seguita la mia risposta in cui ho chiesto di ritirare quest’ultima entro le 14 del giorno successivo. Il 17 la convocazione stessa non è stata ritirata e i 12 consiglieri hanno fatto ricorso al Collegio di garanzia dello sport con richiesta di adozione di un provvedimento cautelare al fine di intimarmi la convocazione urgente di un consiglio direttivo finalizzato alla nomina dei due vicepresidenti e di attribuire le deleghe operative. Il 17 ottobre il Collegio ha dichiarato inammissibile il ricorso legittimando il mio ruolo”.
L’ormai ex presidente del Crl sostiene di essersi limitato a ricordare “i fatti più rilevanti, quelli che fanno capire la grande mancanza del rispetto dei ruoli che questi 12 consiglieri hanno avuto non solo nei miei confronti, ma in quelli delle istituzioni e soprattutto delle società”, specificando di aver tentato con il consigliere eletto nella propria lista Martino Arosio di “proporre soluzioni per tracciare un percorso insieme. Proposte che spesso sono state accettate e condivise dai 12 consiglieri durante alcuni incontri informali, salvo poi repentini cambi di idea”.
Di qui la decisione di gettare la spugna: “Sono consapevole che l’eventuale commissariamento, quale strumento di garanzia dell’ente come previsto dai regolamenti, possa portare a un’attività meramente ordinaria nelle prossime settimane, ma auspico un’attenta riflessione da parte degli enti preposti che possa portare in tempi rapidi alla ricostituzione degli organi regionali. Ritengo più opportuno per le società questo momento piuttosto che una situazione di impasse per i prossimi 4 anni. Rimetto in gioco una carica che le società mi hanno dato per il loro bene e per quello del comitato”.
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