Cinque anni e 4 mesi a Luciano Moggi, 3 anni e 8 mesi a Paolo Bergamo, 2 anni e 2 mesi a Innocenzo Mazzini. Con 16 condanne e 8 assoluzioni è andato in archivio il primo grado del processo di Napoli su calciopoli. La sentenza pronunciata dal giudice Teresa Casoria ha riconosciuto la sostanziale validità dell’impianto accusatorio dei pm: per il collegio giudicante, c’era un’associazione a delinquere che influenzava il calcio italiano e che ruotava attorno all’asse formato dall’ex direttore generale della Juventus, dall’ex designatore arbitrale e dall’ex vicepresidente federale. All’uscita dal tribunale Moggi ha preferito non parlare («Non ho voglia di fare battute», ha detto scuro in volto dopo la condanna che comporta anche l’applicazione del daspo e interdizione dai pubblici uffici). Promettono battaglia invece i suoi legali: «Non ci aspettavamo una sentenza di condanna. Faremo sicuramente appello e crediamo che si possa arrivare a ristabilire quella che per noi è la verità», il commento di Maurilio Prioreschi. Esprime soddisfazione invece il pm Stefano Capuano (l’accusa aveva chiesto 5 anni e 6 mesi di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva): «Non è stata una farsa, non è stata farsopoli». Una risposta indiretta anche alle dichiarazioni rilasciate ieri da Zlatan Ibrahimovic: «Erano balle, almeno per la gran parte. Eravamo semplicemente i migliori e ci dovevano affondare, ecco la verità», ha detto l’attaccante del Milan, che ai tempi della sua militanza in bianconero dice di aver visto anche piangere Moggi per le accuse nei suoi confronti.
Colpevoli anche l’altro ex designatore Pierluigi Pairetto (1 anno e 11 mesi) e gli ex arbitri Massimo De Santis (1 anno e 11 mesi), Salvatore Racalbuto (1 anno e 8 mesi), Paolo Bertini (1 anno e 5 mesi) e Antonio Dattilo (1 anno e 5 mesi). Condanne per frode sportiva anche per una schiera di dirigenti: 1 anno e 6 mesi per Lillo Foti (presidente della Reggina), 1 anno e 3 mesi per Claudio Lotito (presidente della Lazio), 1 anno e 3 mesi per Sandro Mencucci (ad della Fiorentina) e per i fratelli Andrea e Diego Della Valle, proprietari della società viola. Un anno per il lodigiano Leonardo Meani, ex addetto agli arbitri del Milan, e per gli ex assistenti Claudio Puglisi e Stefano Titomanlio. Assolti Marcello Ambrosino, Enrico Ceniccola, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Silvio Gemignani, Gennaro Mazzei, Pasquale Rodomonti e Ignazio Scardina. La fase dibattimentale, in 61 udienze nell’arco di 1.022 giorni, ha offerto nuovi elementi nella primavera 2010: il collegio difensivo di Moggi ha portato alla luce numerose intercettazioni inedite che hanno svelato le conversazioni tra dirigenti di altre società, compresa l’Inter, e i vertici arbitrali.
Le novità hanno indotto la Juventus a modificare la propria posizione in ambito sportivo. La “Vecchia Signora”, che all’epoca della presidenza Cobolli Gigli aveva preso le distanze dall’azione della dirigenza precedente e in particolare ovviamente di Moggi e Giraudo, con il nuovo corso guidato da Andrea Agnelli nell’aprile 2010 ha presentato un esposto alla Figc chiedendo la revoca dello scudetto assegnato all’Inter. La procura federale ha stigmatizzato le condotte dei dirigenti nerazzurri, coperte comunque da prescrizione. Dopo oltre un anno, il consiglio della federcalcio si è dichiarato non competente sulla questione relativa al tricolore 2006. Le notizie giunte ieri sera da Napoli non modificheranno la posizione della Juventus: “La sentenza odierna afferma la totale estraneità ai fatti contestati di Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell’articolo 2049 c.c.”, ha fatto sapere il club bianconero dal proprio sito.
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