Paolo Bettini difende il «suo» ciclismo e concede un orizzonte azzurro anche a Cristian Rossi. Il ct della Nazionale professionisti, olimpionico e due volte campione del mondo da corridore, era l’ospite d’onore ieri del 73° “Gran premio Agostano-Memorial Angelo Polenghi”, cui ha fatto da starter: «Sono qui grazie all’invito degli organizzatori (l’azienda di San Rocco Polenghi-Las e la locale Pro loco polisportiva, ndr) e del comitato regionale Fci, ma anche in sostituzione di Marino Amadori, il ct dell’Italia Under 23: in gara ci sono diversi atleti importanti in ottica azzurra che vogliamo vedere all’opera a metà stagione in vista dei Mondiali a Firenze (22-29 settembre, ndr)».
Parlando di azzurro, nel collegiale misto professionisti-Under 23 organizzato lo scorso anno da Bettini a Venturina c’era pure il castiglionese Cristian Rossi: «Questi raduni valorizzano atleti importanti del panorama nazionale, se ci è passato vuol dire che vale. Facciamolo crescere, poi spetterà a lui trovare equilibrio in gara e un pizzico di fortuna per far quadrare tutto». Rossi è rientrato a maggio da una squalifica per doping ridotta (15 mesi) per aver subìto un’iniezione alla gonadotropina corionica a propria insaputa dal proprio direttore sportivo Marco Baccin. L’iridato 2006 e 2007 nega che tale sanzione possa precludergli l’azzurro: «Ogni caso va valutato singolarmente prima di crocifiggere un atleta. Non dettiamo noi i regolamenti: quando un atleta è riabilitato deve essere riabilitato al cento per cento, anche per la Nazionale. Se lo meriterà credo proprio non ci siano problemi».
L’olimpionico di Atene esordì in Nazionale maggiore nel 1998, anno in cui Marco Pantani vinse il Tour de France: nelle urine di molti «big» di quel Tour sono state trovate tracce di Epo utilizzando nuovi metodi di analisi. «C’è una legge relativa alla retroattività secondo cui dopo otto anni non si dovrebbe nemmeno più parlare di queste cose. Sono stati tirati in ballo ragazzi che non ci sono più e anche chi potrebbe difendersi non può in realtà farlo perché non esiste un «campione C» su cui chiedere le controanalisi di prassi. Se n’è approfittato per gettare ulteriore fango su questo sport». Il «Grillo» non vede un presente di crisi per il ciclismo italiano: «Siamo stati abituati troppo bene nel passato, occorre avere pazienza e riconoscere i meriti degli avversari. Il calo di corse e tesserati? È vero, si soffre, ma tutto va fatto rientrare in un discorso globale di crisi economica. Il ciclismo in Italia è sempre vivo, basti vedere la grande partecipazione alle “gran fondo” e l’entusiasmo ai bordi delle strade del Giro d’Italia». Guardando più in là, quali sono invece gli orizzonti del Bettini in ammiraglia? «Non lo so, ora siamo concentrati su Firenze». L’impressione, vedendo il «Grillo» impegnato in discussioni febbrili con alcuni dirigenti dopo il via della corsa, è che fosse a Santo Stefano anche per discutere del proprio futuro nello staff tecnico azzurro.
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