Giro d’Italia, tappa a Schmid ma Bernal è sempre più padrone

La maglia rosa sfrutta le difficoltà di Evenepoel sullo sterrato e nella “tappa del vino” assesta qualche colpo anche agli altri rivali

Schmid trionfa e brinda nella “tappa del vino” mentre Bernal diventa sempre più padrone del giro affondando Evenepoel. La Perugia Montalcino riapre il Giro, 162 km che ricalcano la gara delle Strade Bianche con 4 tratti di sterrato che sommati superano i 30 km. La gara parte con la più classica delle situazioni: 11 attaccanti spingono a tutta mentre il gruppo procede a passo regolare controllato dalla squadra della Maglia Rosa. La frazione dedicata al vino ci regala fantastici scenari, vigneti, strade delimitate da cipressi e paesini medioevali rendono ancor più magico il tutto. La corsa esplode quando il gruppo arriva nei pressi del primo segmento di sterrato, il vantaggio della fuga cala, ma il margine  di circa 10 minuti rimane rassicurante. La Ineos Grenadier conosce le difficoltà di guida di Evenepoel, così, come entra nello sterrato, aumenta l’andatura distruggendo il gruppo. Si crea un buco, dietro rimangono diversi pesci grossi come il giovane belga e Vlasov, secondo e terzo nella generale. La differenza non è notevole e permette infatti alla Deceuninck Quick Step e all’Astana di riportare i loro capitani nel gruppetto della maglia rosa. Nel grande polverone delle strade bianche Evenepoel perde posizioni e poi secondi, Moscon e Bernal consci della situazione affondano il colpo. La corsa continua a essere divisa tra la vittoria di tappa e la classifica generale, davanti la fuga si è sfaldata e rimangono solo Covi e Schmid. Sull’ultima salita il ritmo forsennato miete vittime importanti, Nibali e Ciccone faticano e si staccano, Bernal non perde un colpo, anzi spara una fucilata e rilancia lasciando dietro anche Vlasov. Mentre lo svizzero Schmid trionfa e lascia a noi italiani un ennesimo secondo posto di un favoloso Covi, Bernal assesta un colpo importante a tutti i suoi rivali. Come diciamo da diversi giorni il Giro è lungo ma, squadra a parte, l’estro e la forza del colombiano lasciano poche speranze agli altri.

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