HOCKEY Colciago racconta la sua notte magica di trent’anni fa

L’attuale dirigente dell’Amatori il 9 luglio 1994 alzava da capitano la Coppa delle Coppe e poi diventava papà

Il tempo passa inesorabile, ma niente potrà cancellare i ricordi di quella bollente notte di trent’anni fa. Tanto è passato dall’ultimo trionfo europeo dell’Amatori, da quella Coppa delle Coppe alzata al cielo da un lodigiano doc al termine di una cavalcata entusiasmante. L’estate era calda come non mai e in quegli stessi giorni il pathos era a mille per i Mondiali di calcio di Usa 94. Quel 9 luglio era il giorno dei quarti di finale vinti con la Spagna con gol decisivo del “Divin Codino” allo scadere. Il popolo giallorosso, archiviata la vittoria pallonara, era desideroso di bissare il successo anche con bastone e pallina. Avversari in finale di Coppa delle Coppe gli iberici di Voltregà, già sconfitti all’andata di misura per 4-3 nel catino bollente del “Pavellò Victoria de la Riba”. Ritorno per nulla scontato, anche perché i giallorossi in quella finalissima dovevano far a meno del figlio prediletto Aldo Belli, sostituito dal concittadino Roberto Colciago, pronto a entrare in pista con la fascia da capitano. «Vincemmo 6-2 e fu una serata memorabile - ricorda oggi il “Colcia”, da qualche anno entrato a far parte della dirigenza dell’Amatori Wasken -. Ricordo ancora tutto: un tifo bollente sugli spalti, i palloncini giallorossi, l’emozione e la tensione che si respirava. A distanza di tanto tempo rimane un ricordo indelebile per tutti noi, per me in modo particolare poi perché alzai la coppa da capitano vista l’assenza di Aldo Belli per squalifica. Avrebbe meritato di alzarla lui, però andò così. E in quella notte nacque mio figlio Filippo, per cui il 9 luglio è davvero un giorno speciale».

Quella era una squadra infarcita di campioni affermati e giovani in rampa di lancio: Cupisti, Cinquini, Gonella, Alessandro Bertolucci assieme a un giovanissimo Mirko, oltre a Marrone, Saccò, Folli e Rossetti. «Con quella squadra forse avremmo potuto vincere anche qualcosa in più della Coppa delle Coppe - afferma Colciago -. Eravamo fortissimi in ogni reparto e i fratelli Bertolucci si preparavano a diventare degli astri. L’unico rammarico è che oggi non ci sia più Osvaldo Gonella (scomparso nel 2021 a causa del Covid, nda), una persona eccezionale con cui abbiamo condiviso tante avventure e che era molto legato a Lodi: io e mia moglie siamo stati suoi testimoni di nozze. Pensare che non ci sia più fa davvero male».

Se la finale fu un momento indimenticabile, non può essere da meno il cammino di quell’Amatori in Europa. Specie i quarti, che videro i lodigiani annientare il super Benfica: «Avevo solo 21 anni allora – commenta Alessandro Folli - e non dimenticherò mai la sfida con un super Benfica che era in pratica la nazionale portoghese. Perdemmo a Lisbona 6-4, poi a Lodi al ritorno vincemmo 8-2 ed ebbi anche la fortuna di segnare un gol. Qualcosa di indimenticabile per me, così come la vittoria della coppa che rimane il punto più alto della mia carriera». Faceva parte del gruppo anche un giovanissimo Carlo Rossetti: «Diciamo che in generale fu un’annata favolosa - chiude Rossetti, ora tecnico del Roller Lodi -, perché eravamo un gruppo fantastico, fratelli più che compagni di squadra. Di quella sera ricordo il caldo asfissiante e la grandissima festa tra di noi durata tutta la notte. Mi porterò dentro questo ricordo per tutta la vita».

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