Il “return to play” mette in scacco gli sportivi dilettanti: un mese per l’idoneità agonistica
Ai giocatori risultati positivi al Covid-19 non basta la negativizzazione per tornare in campo: devono passare 30 giorni per sottoporsi alla nuova visita medica
La circolare del ministero della salute dello scorso 13 gennaio 2021 tiene in scacco lo sport dilettantistico. Sì, perché aumentano sempre più gli atleti positivi al Covid-19,nel calcio come nella pallavolo e nella pallacanestro, fortunatamente con sintomi lievi. Il problema è che agli atleti non sarà sufficiente un tampone negativo per tornare all’attività. Occorrerà infatti una nuova accurata visita di idoneità agonisticia, con una serie di esami da effettuare almeno 30 giorni dopo l’avvenuta negativizzazione. Il cosiddetto “return to play” è un problema in più per le società sportive, che si trovano a dover far fronte a ulteriori costi di gestione e rischiano di non poter schierare la formazione migliore alla ripresa dei campionati. Parliamo ormai di un protocollo anacronistico perché è datato un anno fa. Io trovo assurdo che gli atleti, oggi, tutti vaccinati e in pratica asintomatici, debbano attendere trenta giorni per potere rifare la visita medica», il commento di Michele Marseglia, direttore tecnico del Codogno. «Così non si riesce a garantire la regolarità del campionato - gli fa eco Antonio Tonali, presidente del Valera -. Ci sono squadre con sette o otto positivi che chiaramente non possono permettersi di avere fuori così tanti giocatori per oltre un mese».
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