L’argento paralimpico Cornegliani si racconta al “Cittadino”

«Le barriere architettoniche? No, il problema principale rimane nella testa delle persone che ancora guardano i disabili in un certo modo»

Fabrizio Cornegliani sorride ed estrae tutti gli allori conquistati nell’anno di grazia 2021 che lo ha visto assoluto protagonista ai Mondiali di handbike in giugno in Portogallo e alle recenti Paralimpiadi di Tokyo: la maglia iridata, le medaglie d’oro e d’argento vinte sul circuito lusitano dell’Estoril, la casacca firmata Armani con il grosso tricolore al centro indossata durante le premiazioni in Giappone e, dulcis in fundo, il cimelio più importante, l’argento olimpico conquistato nella cronometro di ciclismo, categoria H1. «Pensavo che i tedeschi fossero i più precisi e meticolosi di tutti, ma solo perché non ero ancora stato in Giappone», esordisce così l’atleta di Valera Fratta, 52 anni, mostrando la scatoletta, una sorta di Matrioska in salsa nipponica, in cui è riposta la preziosissima medaglia nella piacevole chiacchierata tra il campione lodigiano e il direttore del “Cittadino”, Lorenzo Rinaldi, organizzata ieri mattina (con diretta Facebook annessa) nella sede del nostro giornale.
Un’occasione per celebrare imprese sportive e lanciare messaggi importanti. «L’handbike ti mette alla prova, è uno sport molto duro, ci sei solo tu e la bici. Lavorare bene e lavorare duro dà risultati. Ai giovani dico di crederci e di insistere: per un argento ci sono tre borse di medaglie di legno e di cartone». Cornegliani sostiene di sentirsi «un uomo più forte, pur con tutta la fragilità che può avere una persona in carrozzina» e afferma senza dubbi: «Credo che le barriere architettoniche siano la parte più facile da gestire. Il problema principale rimane nella testa delle persone che ancora guardano i disabili in un certo modo». Da meditare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA