Da poco terminata la sua terza stagione Nba, con la sconfitta dei Denver Nuggets al primo turno dei play off, Danilo Gallinari ha già la mente agli Europei del prossimo settembre in Lituania, ai quali dà a «Il Cittadino» conferma riguardo la sua partecipazione: «Finalmente potrò dedicare l’estate alla Nazionale: fin da luglio sarò in ritiro agli ordini di coach Pianigiani». Ma facciamo un passo indietro e torniamo all’inizio di questa stagione, cominciata con la maglia dei New York Knicks e il sogno di riportare nella «Grande Mela» quei play off che mancavano da ormai 7 anni: «L’inizio di stagione a New York è stato molto positivo - racconta da New York il ragazzo di Graffignana -: avevamo un record di vinte-perse in attivo e a Denver è andata ancora meglio, essendo riusciti addirittura a migliorare il record precedente al mio scambio». La fatidica «trade», appunto; il 22 febbraio scorso il «Gallo» è stato impacchettato e spedito nel Colorado nell’operazione che ha portato ai Knicks Carmelo Anthony: «Per me non è cambiato tantissimo: la vita di un giocatore Nba è sempre la stessa, tra partite, allenamenti e viaggi la città si vive poco e non fa la differenza; l’unico inconveniente è logistico, essendo New York più facilmente raggiungibile per familiari e amici». Da comprimario, anche se di spessore, ai Knicks, “Danny boy” è diventato perno per la rifondazione in una squadra molto giovane e promettente come i Nuggets; nonostante il diverso fascino delle due metropoli, dal punto di vista cestistico il passo in avanti è netto: «Presidente, general manager e coach Karl mi hanno confermato che puntano su di me come pilastro per un nuovo corso; l’importante, però, è che fin da subito mi sono trovato benissimo con la squadra». Chi si è svegliato nel cuore della notte per guardarsi le gare dei Nuggets avrà notato la differenza tra il gioco di Mike D’Antoni, tutto contropiede e ricerca spasmodica della conclusione nei primissimi secondi dell’azione, con quello di George Karl, più ragionato e basato su un attacco a metà campo che ha permesso al “Gallo” di non limitarsi al tiro da fuori, ma di attaccare maggiormente il ferro; non a caso dal trasferimento a Denver è passato a prendere da fuori solo il 39 per cento dei tiri contro il 51 per cento newyorkese, incrementando i viaggi in lunetta da 4,1 a 6,4 a partita: «È vero, anche se alla fine entrambi gli allenatori lasciano molta libertà individuale agli interpreti in attacco». Proprio questa libertà ha però, causato il ripetersi di una situazione già vista a Milano prima e a New York in seguito, ossia il totale controllo dell’attacco dei vari playmaker, con conseguente isolamento di Gallinari: «Il «peso» che posso avere all’interno del gioco offensivo della squadra è qualcosa che si ottiene con l’esperienza, il passare del tempo e le partite giocate, per cui ci arriverò. Sicuramente ci sono tante cose che devo migliorare, in special modo la costanza di rendimento, troppo altalenante come nei play off: anche questo può essere un fattore». Giunto alla terza stagione americana, Danilo ha comunque finalmente coronato il sogno della post season: «La differenza con la stagione regolare si sente, soprattutto dal punto di vista dell’intensità. Noi abbiamo giocato una buona serie contro i Thunders: non inganni il 4-1 finale, perché tutte le partite, fuorché gara-2, sono state molto equilibrate e perché abbiamo regalato loro qualche vittoria». Il tormentone che perseguiterà l’estate Nba è il «lock out», ovvero la serrata che minacciano i giocatori nell’ambito del rinnovo del contratto collettivo e che potrebbe aprire vari scenari, come il ritorno di qualche giocatore in Europa: «L’unica mia squadra al di fuori dell’Nba è l’Olimpia Milano. Sicuramente vorrei tornarci a giocare quando finirà la mia carriera americana, ma tenderei a escludere un ritorno limitato ai mesi del lock out». Già in «vacanza», dunque, anche se l’attenzione ora è completamente concentrata sull’estate azzurra con la Nazionale: «Da luglio sarò agli ordini di coach Pianigiani e proveremo a formare un gruppo che possa fare bene. Bisogna essere realisti e dire che la vittoria non è un obiettivo alla nostra portata: in Europa ci sono tanti squadroni navigati e assieme da anni, mentre noi siamo un gruppo nuovo che ha bisogno di tempo per giocare assieme e crescere».
Sul Cittadino del 4 maggio l’intervista esclusiva a Danilo Gallinari, che fa il bilancio della sua stagione in Nba e rivela se giocherà nella nostra nazionale
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