Una «sconfitta dolorosa», ma necessaria, «per tutelare i cittadini, tifosi compresi». Nell’attesa di trovare la ricetta che riconsegni il “PalaCastellotti” a tutti, anche per quei match che, oggi, il ministero giudica troppo pericolosi. Indica il gagliardetto giallorosso nel suo ufficio, il prefetto Matteo Piantedosi, rivelando che lo spettacolo dell’Amatori, presto, se lo godrà dal vivo. E ha tante risposte sulla questione degli “spalti vietati” alle tifoserie ospiti per le gare di hockey bollate a rischio dall’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Partite di cartello come Amatori-Viareggio di martedì scorso o come tante Lodi-Valdagno degli ultimi anni, spesso “epurate” dal fascino supplementare del duello del tifo sugli spalti; ciò per l’amarezza di chi, per strada o nei forum su Internet, in riva all’Adda come in Versilia o in Veneto, ritiene le trasferte “off limits” avallate dalle autorità locali una misura ingiusta ed esagerata. E Piantedosi di provvedimenti del genere ne ha già firmati due. Sempre con l’amaro in bocca, ma sempre con la consapevolezza di aver fatto ciò che richiedono normative sempre più “preventive”. «La premessa - spiega il prefetto di Lodi - è che con l’Osservatorio c’è uno scambio continuo di informazioni e che le decisioni vengono suggerite e prese sulla base di fatti e dati oggettivi. Si valuta la “temperatura” nei rapporti tra le tifoserie, cercando di fare una prevenzione anticipata, e nel caso di Amatori-Viareggio, purtroppo, ci sono dei dati di fatto, dei precedenti, sfociati in intemperanze fin dal 2009 e culminati con momenti di tensione il 12 marzo scorso che hanno portato la prefettura di Lucca a emettere sette daspo (il divieto di assistere a manifestazioni sportive, ndr) nei confronti di tifosi lodigiani. Giusti o ingiusti, questi provvedimenti, io non lo so; ma so che devo difenderli fortemente». Prova a mettersi nei panni dei tifosi, Piantedosi, anche di quelli che, anche martedì, si sono visti negare la possibilità di esporre uno striscione (pare) di protesta verso il governo per le perduranti restrizioni: «Dal loro angolo prospettico li capisco. Ma in generale, non so in questo caso, uno striscione può fungere da “moltiplicatore” della tensione. Magari vuole solo essere simpatico, ma bisogna capire le diverse prospettive: e quella delle forze dell’ordine è completamente orientata alla tutela di tutti gli spettatori. Capisco che certe cose possano essere interpretate come un’esagerazione, ma più che inasprire, le normative, hanno affinato la prevenzione, responsabilizzando ulteriormente i funzionari». Quello dell’autorità, insomma, «non è un atteggiamento prepotente, ma preoccupato. È la normativa che lo prevede: se c’è rischio, devo vietare. E ciò a tutela dei cittadini e dei diretti interessati». Punto? No, perché «non è piacevole prendere questi provvedimenti - riprende il prefetto -: vi è sempre implicito un concetto di sconfitta, sono dolorosi e non li adottiamo con superficialità. Per questo sto già pensando assieme alla questura e all’Amatori quali misure si possano adottare per le prossime occasioni». Un’idea in tal senso,il prefetto ce l’ha già: «Ho chiesto alla società giallorossa di avanzare delle proposte e di fare da tramite, con iniziative che responsabilizzino i tifosi. Il palazzetto di Lodi è sicuro, è vero, c’è un’ottima sistemazione per le tifoserie ospiti, ma non basta. Penso per esempio a una soluzione per l’arrivo di gruppi concordati, non una “deportazione”, ma devo avere maggiori garanzie. E non possiamo prescindere dalla collaborazione delle società e da una mediazione con le tifoserie». Possibile? «Io non mi rassegno e se sarà ritenuto utile, pur non volendo prevaricare il lavoro proficuo che svolge la questura, non mi sottrarrò a un confronto con gli appassionati - rilancia fiducioso Piantedosi ammiccando al gagliardetto -. Confido che riusciremo ad arrivare a una soluzione: anche perché dobbiamo vincere lo scudetto!». Più che un censore, forse, l’hockey in città ha trovato un tifoso in più: al buon senso, e all’impegno di tutti, il compito di non perderlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA