Ancora niente trasferta a Viareggio per i tifosi lodigiani. Ma stavolta, a differenza delle precedenti occasioni, alla base del divieto non vi sono solo i canonici motivi di ordine pubblico, ma addirittura motivazioni di sfondo politico. È quanto si legge nel decreto emanato ieri dal prefetto di Lucca che ha ufficialmente chiuso le porte del “PalaBarsacchi” di Viareggio ai supporters giallorossi in occasione della “due giorni” di semifinale di Coppa Italia. Un decreto che non mancherà di far discutere: «Considerato che le tifoserie di Amatori Lodi e Cgc Viareggio sono divise da un’accesa rivalità - si legge nella comunicazione arrivata ieri da Lucca -, dovuta anche al diverso orientamento politico, sfociata in precedenti occasioni in reiterati episodi di violenza; rilevato che in passato e in particolare durante l’incontro Viareggio-Amatori del 12 marzo 2011 furono denunciati tre tifosi lodigiani per il reato di lancio pericoloso di oggetti e che in seguito furono diffidati nove tifosi del Lodi e uno del Cgc Viareggio aderenti alle frange ultras; considerato che il palazzetto di Viareggio non risulta dotato di sistemi idonei per la separazione delle opposte tifoserie”. Con tali premesse l’ordine del prefetto Giuffrida non poteva che essere uno: “Per gli incontri Cgc Viareggio-Amatori Lodi in programma nei giorni 27 e 28 ottobre 2012 è vietata la vendita dei biglietti ai residenti nella provincia di Lodi».
L’Amatori dunque dovrà dare l’assalto alla finale di Coppa Italia senza i suoi tifosi e questa è la reazione del presidente Fulvio D’Attanasio: «Quando leggo decreti del genere ho sempre l’impressione di lottare da solo contro un sistema che non vuole cambiare le cose. Stiamo parlando di uno sport che sposta al massimo 100/120 persone di tre squadre su trenta e non certo numeri importanti come quelli del calcio. C’è sempre qualcuno che queste 100/120 persone non è in grado o non vuole gestirle e quello che mi affligge di più è che né le forze di pubblica sicurezza, né la federazione, né le altre società si ribellano a questa situazione paradossale. Metterci poi dentro la questione politica, come in questo caso, mi sembra davvero fuori luogo. I nostri tifosi girano il mondo per vedere l’hockey, non certo per fare politica nei palazzetti: mi pare una delle tante scuse adottate per giustificare un provvedimento che da solo non sta in piedi». In merito alla questione politica inserita nel decreto interviene anche il sindaco di Lodi Lorenzo Guerini: «Il prefetto di Lucca ha piena prerogativa e legittima facoltà di assumere i provvedimenti che ritiene più opportuni, ma correlare l’ipotesi di un rischio di incidenti al presunto «diverso orientamento politico» delle due tifoserie è una cosa che non sta né in cielo né in terra - spiega il primo cittadino lodigiano -. Seguo l’hockey da quando ero bambino e non ricordo tifoserie politicizzate in nessuna parte d’Italia, men che meno a Lodi, dove la politica è sempre rimasta fuori dal palazzetto. Tra l’altro “marchiare” il pubblico lodigiano e quello viareggino con una presunta connotazione politica significa attribuire a migliaia di persone un «pensiero unico» che davvero stride con l’eterogeneità di due delle tifoserie più numerose d’Italia, che quando vanno a sostenere i loro colori hanno in testa di tutto tranne che partiti e ideologie».
© RIPRODUZIONE RISERVATA