Mentre a Lodi, nei tre lustri che seguono il dopoguerra, brilla la stella delle fanfulline della ginnastica, a Melegnano c’è una sorta di rivincita maschile nei confronti delle ragazze di Riccardo Fraschini. Angelo Vicardi ha talento e voglia di far bene e in poco tempo diventa uno dei migliori esponenti della ginnastica italiana. Nasce il 9 ottobre 1936 a Melegnano e qui abiterà fino alla scomparsa. «La mia famiglia - tenne a precisare - è sicuramente melegnanese da almeno due generazioni». A dieci anni si tessera per la Virtus et Labor, la più antica società sportiva di Melegnano; i suoi istruttori sono Luciano Bottani e Francesco Merlo. Il ragazzino va bene alle parallele, alla sbarra e al cavallo, meno nel corpo libero e agli anelli, ma comunque il livello delle sue prestazioni risulta sempre alto. Comincia a gareggiare e si impone all’attenzione dei tecnici nazionali. A soli 17 anni è azzurro ai Mondiali, poi fa parte della squadra in vari incontri internazionali e sarà in lizza in seguito a tre Europei e a due Mondiali. Nel 1959 un titolo italiano, conquistato a Trieste, entra nella sua bacheca. Nel 1957 parte per il servizio militare e allora lascia la Virtus et Labor per tesserarsi al Gs Galimberti dei Vigili del Fuoco di Milano e successivamente al Gs Scuole Centrali Antincendi di Roma.
A 24 anni Vicardi ha vissuto un’esperienza indimenticabile. Il fascino dei Giochi a Roma, il calore della gente, i cori di elogi, un insieme che si è fuso con il brillante risultato. Lui prosegue, partecipa, come abbiamo accennato, a incontri internazionali, a campionati continentali e mondiali. Resta all’apice dei valori a livello nazionale e quindi per lui il viaggio a Tokio per le Olimpiadi del 1964 è inevitabile. Ci sono ancora i compagni di quattro anni prima e Menichelli fornisce una prestazione eccezionale: conquista l’oro nel corpo libero, l’argento agli anelli e il bronzo alle parallele e supera anche il leggendario giapponese Endo che si accontenta di un oro e un bronzo. Nel concorso a squadre l’Italia aveva concrete speranze di salire sul podio, ma il terzo gradino (che avrebbe ripetuto Roma) le sfugge per pochissimo. Vince il Giappone davanti ai sovietici, terza è la Germania che riesce a precedere gli azzurri di un’inezia. Arriva la sempre amara “medaglia di legno” che lascia una scia di rammarico, anche perché non manca pure qualche critica sull’operato dei giudici, non certo benevoli nei confronti degli italiani.
Vicardi continua ancora per un anno a gareggiare, poi lascia, ma si sente sempre legato al suo sport. Per un certo tempo opera nella Virtus et Labor, la gloriosa società che lo ha lanciato. Diventa tecnico, arbitro e giudice internazionale, “gira” insomma nel mondo ginnico. Nel 1975 la seconda grande avventura della sua vita: decide di fondare, assieme ad altri pionieri la Ginnastica Melegnano 75. Così spiegava l’iniziativa: «C’è la voglia di portare una spinta innovativa nella nostra società, di sviluppare un programma agile, veloce tecnico e anche spettacolare». In oltre trent’anni di attività il sodalizio ha coinvolto nella sua storia oltre ottanta istruttori, decine di dirigenti e centinaia di atleti, alcuni dei quali impegnati nell’attività agonistica.
La Gm75 è diventata uno dei punti di riferimento di tutto il movimento ginnico della Lombardia. Le ragazze melegnanesi hanno fornito prestazioni in crescendo fino a giungere ai vertici della Serie B. Vicardi, per i suoi meriti olimpici e per il suo impegno nella Gm75, riceve prima la “stella di bronzo”, poi la “stella d’argento” dal Coni. Angelo Vicardi si spegne il 1 gennaio 2006. La sua società ha organizzato mostre alla sua memoria e istituito un concorso internazionale a suo nome.
Una vita che ha trovato con il suo sport un legame indissolubile. Allora, fra le molte vicende che ha incontrato sul suo cammino, ne emerge una che è il compendio della sua ricca umanità: una medaglia che ha i riflessi dell’oro.
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