Anche un 26enne di Vizzolo Predabissi, N.G., originario di Bronte, e un 44enne nato a Milano ma residente a San Giuliano Milanese, L.L.F., sono fra i destinatari delle 18 ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri all’alba dai carabinieri del comando provinciale di Catania e della compagnia di Randazzo nell’ambito dell'operazione “Gatto selvaggio” della direzione distrettuale antimafia di Catania tesa a colpire presunti affiliati al clan mafioso di Bronte, legato ai Santapaola-Ercolano. I due residenti nel Sudmilano sono accusati di traffico di stupefacenti e sono ristretti agli arresti domiciliari: secondo la Dda avevano il compito di procurarsi la droga all’ingrosso nell’hinterland di Milano e di spedirla in Sicilia.
In particolare ai due vengono contestate responsabilità in merito a un episodio del 25 agosto del 2007, quando i carabinieri ritrovarono in un’officina del Sudmilano 270 grammi di cocaina purissima nascosti in un doppiofondo realizzato in un’auto presa a noleggio; gli inquirenti ritengono che artefice della modifica dell’auto fosse stato proprio il 44enne.
Tra le accuse per i presunti membri dell'associazione mafiosa anche l'estorsione. E, a eccezione dei due arrestati nel Sudmilano e di un 23enne siciliano nato in Germania, tutte le altre 15 misure cautelari disposte dal gip Luigi Barone sono in carcere. I provvedimenti sono stati eseguiti a Bronte, Paternò e nelle Marche.
Gli inquirenti ritengono che la droga destinata al mercato locale di Bronte venisse acquistata, oltre che nel Sudmilano, anche nella zona di Arezzo. L’operazione che si è chiusa ieri con gli arresti dovrebbe, secondo i pm Antonino Fanfara e Iole Boscarino, aver chiuso il cerchio attorno alle due organizzazioni mafiose che si contendevano il controllo di Bronte: negli scorsi anni l'operazione “trash”, che aveva colpito presunti affiliati ai clan che facevano capo a Francesco Montagno Brozzone, ora questo nuovo blitz che punta invece a persone ritenute vicine a Turi Catania, già giudicato lo scorso anno per questi fatti.
L’ipotesi della Dda etnea guidata dal procuratore Enzo D’Agata e dal procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro è che il piccolo centro famoso nel mondo per i suoi pistacchi fosse comunque controllato da clan che, in guerra tra loro, facevano comunque capo al gruppo Santapaola.
L’ennesima scoperta di ramificazioni nell'hinterland, sulla cui entità probabilmente i carabinieri daranno ulteriori particolari nelle prossime ore, sembra confermare la teoria elaborata dai magistrati antimafia milanesi in base alla quale al Sud si spara e si decidono gli assetti di potere, al nord si fanno gli affari. Compresi gli acquisti di droga. Che in un locale di via Di Vittorio a San Donato si ordinasse la cocaina destinata alla Sicilia, del resto, era già emerso in un’indagine di due anni fa.
Arresti anche a Vizzolo e San Giuliano nell’ambito di un’operazione antimafia contro gli affiliati a un clan catanese
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