Esuberi Saipem: i sindaci di San Donato e San Giuliano se dovessero essere toccati i posti di lavoro sul territorio si dichiarano pronti a schierarsi al fianco dei dipendenti della controllata di Eni. Dopo l’annuncio diramato nei giorni scorsi dall’azienda di un piano che prevede tagli di 8800 addetti nei prossimi tre anni, quale azione nell’ambito di un pacchetto di provvedimenti che dovrebbe consentire risparmi pari a 1 miliardo 300 milioni di euro tra il 2015 e il 2017, nella giornata di ieri da questo tratto di hinterland si sono alzate le prime reazioni. Mentre le Rsu aziendali del territorio sembra stiano affrontando alcuni confronti interni, per il momento hanno preso la parola gli amministratori locali. Proprio i primi cittadini del resto erano già intervenuti l’anno scorso, quando l’ipotesi, poi congelata, riguardante la vendita di quote di Saipem, aveva creato momenti di tensione nel comparto uffici di San Donato dove sono impegnati numerosi cittadini del Sudmilano e del Lodigiano. «Un anno fa - ricorda il vertice dell’ente sandonatese Andrea Checchi -, si era creata una vera e propria rete, che aveva visto anche la presenza del sindaco di Fano, oltre ai colleghi della zona, pertanto dopo l’esperienza maturata, se gli esuberi dovessero coinvolgere le sedi in Italia, e in particolare quella di San Donato, riallacceremo la stessa sinergia per essere vicini in tutti i modi possibili ai lavoratori Saipem». Pronto a scendere in campo anche il sindaco di San Giuliano Alessandro Lorenzano, che afferma: «Purtroppo di fronte a una società di calibro mondiale non so quanto la nostra voce possa produrre effetti, ma sicuramente per quanto può essere competenza di un sindaco da parte mia ci sarà tutto l’appoggio possibile alle iniziative che verranno intraprese per salvaguardare l’occupazione». Intanto riguardo gli esuberi la società si è riservata di produrre un piano previsto per settembre con la localizzazione, su una mappa internazionale, dei luoghi dove verranno introdotti tagli di organico. L’iniziativa è in particolare legata a un processo di trasformazione della società, che si è trovata ad affrontare una perdita di 920 milioni di euro nel primo semestre del 2015. Tra le azioni annunciate c’è anche la dismissione di 5 navi ritenute obsolete oltre al dimensionamento delle attività in Paesi come Canada e Brasile dove i costi del greggio sono elevati. I tagli dunque dovrebbero innanzitutto riguardare le commesse in esaurimento e la smobilitazione nei Paesi ritenuti meno produttivi. Ma in attesa di conferme, tra i lavoratori impegnati nel quartier generale Saipem di San Donato c’è clima di preoccupazione.
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