Bus degli studenti dirottato a San Donato: «Atto terroristico». La Cassazione conferma i 19 anni

Nel 2019 l’autista, un 48enne di origini senegalesi, minacciò di uccidere 50 ragazzini

Ieri alle 19 la corte di cassazione ha rigettato gli appelli presentati dall’avvocato di parte civile Antonino Andronico e dalla difesa dell’imputato contro la condanna a 19 anni di reclusione di Oussenyou Sy, il 48enne di origini senegalesi, autista di lungo corso di Autoguidovie Italiane, che la mattina del 20 marzo 2019 dirottò l’autobus che trasportava 50 studenti delle scuole medie Vailati di Crema. dall’istituto alla palestra, e puntò verso l’aeroporto di Linate. Dopo aver convinto i ragazzini a legarsi con fascette e aver cosparso il veicolo di benzina. A bordo anche due insegnanti e una bidella. «Sy mise in atto un sequestro e un attentato a scopo di terrorismo - aveva motivato la corte d’assise d’appello di Milano -. La finalità di terrorismo va cercata nel suo terrificante video girato giorni prima: “Meritate il dolore più grande”». Un’azione pianificata, con la benzina acquistata due giorni prima in un self service alle porte di Crema. Oussenyou, un matrimonio fallito alle spalle e precedenti per guida in stato di ebbrezza e asserite molestie a una ragazzina, passeggera su uno dei bus che guidava, nel processo ha spiegato che voleva sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tragedia dei migranti che annegano in mare per raggiungere l’Italia, nell’indifferenza del Governo.

Due studenti erano riusciti a telefonare ai carabinieri che, da Lodi, avevano avuto il fiuto di credere all’incredibile. E a San Donato, dopo aver creato un ingorgo ad hoc, i militari avevano letteralmente strappato i bambini giù dal bus in fiamme. I difensori di Sy contavano a una riduzione della pena e a differenti valutazioni sulle sue capacità mentali all’epoca dei fatti. L’avvocato di parte civile dei bimbi trasportati chiedeva invece che la Cassazione riconoscesse la responsabilità del ministero dell’Istruzione, cui gli studenti erano comunque affidati. Principio riconosciuto in primo grado ma non più dall’appello e, ora neppure dalla Cassazione; che ha confermato che deve essere la società Guidovie a risarcire i ragazzi per quel viaggio che rimarrà per sempre nei loro incubi.

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