COVID Clementi: «Vaccini a partire dai 12 anni e terzo richiamo per “arginare” la variante Delta»
Intervista al professore di Microbiologia e Virologia all’università Vita Salute del San Raffaele
«La variante Delta del Covid si sta diffondendo anche in Italia, ma se riuscissimo ad ottenere un’elevata adesione alla campagna vaccinale, a partire dai 12 anni in su, il prossimo autunno riusciremo a scongiurare il temuto colpo di coda dell’epidemia». Riguardo l’allerta che si è creata intorno all’ultima mutazione del virus, che ha portato a una nuova impennata di contagi in Gran Bretagna - e che in questi giorni sta creando preoccupazione in molti altri Paesi -, prende la parola il professore di Microbiologia e Virologia dell’Università Vita Salute del San Raffaele di Milano, Massimo Clementi, che è alla guida del laboratorio del gruppo San Donato dove è impegnato anche il virologo Roberto Burioni.
«Innanzitutto per essere protetti dalla variante Delta - chiarisce -, sono necessarie le due dosi di vaccino, inoltre potrebbe rendersi utile una terza somministrazione nei prossimi mesi che potrebbe tradursi in un richiamo oppure potrebbe prevedere l’impiego di uno dei vaccini Rna, di quelli già in uso, che possono tutti essere facilmente modificati per dare una copertura migliore sulle varianti». Ma in attesa di osservare gli scenari che si apriranno con l’arrivo della prossima stagione fredda, in questa fase secondo il professor Clementi è prioritario coinvolgere tutti quegli italiani, soprattutto nella fascia tra i 60 e 70 anni, che non hanno ancora aderito alla campagna in corso e che pertanto possono ammalarsi ed essere a loro volta fonte di contagio. «Il virus circola e continuerà a mutare - osserva il luminare -, quindi bisogna essere vaccinati e soprattutto, in prossimità dell’apertura delle scuole, assumerà un particolare rilievo il fatto che venga protetto il maggior numero possibile adolescenti che, anche se non si ammalano, rappresentano comunque dei focolai di infezione». Intanto, nel laboratorio del San Raffaele è stato effettuato il sequenziamento di alcuni tamponi positivi dei frequentatori della palestra di Milano dove nelle scorse settimane si era alzato l’allarme per la diffusione della variante delta. Il normale tampone molecolare infatti rivela solo se il paziente è contagiato, ma per sapere se ad infettarlo è stata una variante, occorre un approfondimento, detto genotipizzazione del virus, che viene effettuato solo in alcuni centri specializzati che nell’ultimo anno e mezzo hanno effettuato un super lavoro che sta tuttora proseguendo senza tregua.
«Si dice che in Italia si fanno pochi sequenziamenti - afferma il virologo -, ma noi continuiamo a monitorare la diffusione delle varianti lavorando su una quota di tamponi a random e continueremo a farlo in quanto è un impegno che portiamo avanti sin da quando è iniziata l’epidemia. I tamponi vengono selezionati con alcuni criteri, come ad esempio la provenienza dei pazienti dai Paesi dove la mutazione è più diffusa i quali quindi hanno avuto maggiore probabilità di essere venuti a contatto con la variante. Ma ritengo sia importante - conclude - non creare eccessivo allarme tra la gente in quanto questa volta, rispetto all’estate scorsa, abbiamo la soluzione che ci può fare guardare avanti con serenità». Insomma, il professor Clementi si mostra positivo in quanto ritiene che l’antidoto al Covid farà da scudo anche alle mutazione che si sta ormai diffondendo in Italia e in Europa e che ha la caratteristica di essere maggiormente contagiosa e quindi di infettare con maggiore rapidità.
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