San Donato e il Sudmilano alle soglie della più pesante crisi aziendale e lavorativa degli ultimi venti anni: potrebbero saltare 8000 posti in Saipem, collegata Eni, da qui al 2019. Si inizia già a gennaio prossimo: se è vero che l’azienda opera in 65 nazioni del mondo con 50mila dipendenti nell’’indotto petrolifero, e quindi i tagli saranno distribuiti, l’onda d’urto su San Donato e la zona sud della Lombardia potrebbe significare 3-400 posti di lavoro persi nel triennio oppure destinati alla «ristrutturazione», cioè al cambio di mansione o alla cessione ad altre aziende. Stamattina, sotto il terzo e il Quinto Palazzo Eni uffici, il presidio nazionale con sciopero nella giornata in cui era riunito il cda della controllata a maggioranza Eni (42 per cento). Fortissimo l’impatto sulla viabilità di ingresso a Milano, letteralmente impazzita con carabinieri, polizia e vigili a sbracciarsi nel convogliare le auto. I sindacalisti nazionali di tutte le sigle del comparto gridano la loro protesta: «Saipem acquisisce due giorni fa 200 milioni di appalti nuovi, ingegneria e costruzioni offshore, e dichiara di aver perso 900 milioni nel primo semestre dell’anno. C’è qualcosa che non torna, la presunta perdita è l’alibi per tagliare e ridurre all’osso la pianta organica. Ma i manager i bonus li incassano sempre». Per San Donato e il Sudmilano, comunque, il colpo può essere durissimo.
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