Molti i suggerimenti offerti sabato dall’incontro organizzato a San Giuliano Milanese all’Arena del Sole dall’associazione arabo islamica Sabil. Era presente anche il dirigente scolastico Marco Parma, sangiulianese, che a Rozzano come noto ha deciso di non autorizzare canti religiosi natalizi.
Come si fa a convivere fra cristiani e musulmani? Si fa come si è sempre fatto nelle nazioni a confessione mista tipo la Giordania, dove il Natale è una delle feste di calendario e «la gente di fede islamica aiuta volentieri a fare il presepio e l’albero». Almeno così andava fino al Novecento in certe città mediterranee, dove dal venerdì alla domenica era sempre festa per qualcuno. Dopodiché qualcosa di molto complesso si è spezzato, fino ad arrivare al sedicente califfato dell’Isis come “islam definitivo”: una realtà che ammazza i musulmani per primi. Guardando le scritture e la teologia, islamici e cristiani (anche gli ebrei) condividerebbero «circa il sessanta-settanta per cento».
Secondo Emanuele Kubler Bisterzo, parroco di Santa Maria in Zivido, delegato al dialogo ecumenico nel decanato sandonatese, «non possiamo sottrarci al dialogo col Natale, qualunque cosa ne pensiamo. La luce di Dio che brilla nel presepio e nel prologo di San Giovanni interroga tutti. Anche il presidente Sergio Mattarella ha annotato, laicamente, che il presepio è “l’immagine della speranza universale”, non un segno di sfida a qualcuno».
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