L’ergastolo più un altro anno e mezzo di carcere: è la pena inflitta ieri pomeriggio dalla corte d’assise di Milano a Carmine Buono, 56 anni, ex idraulico, di San Giuliano Milanese, padre di sette figli, ritenuto responsabile di omicidio volontario e di stalking ai danni di Antonia Bianco, 43 anni, bidella milanese oriunda dell’Argentina, che con Carmine aveva convissuto a lungo e che gli aveva anche dato un figlio.
Buono si è sempre professato innocente, ha anche urlato, dalla gabbia, durante la richiesta della pena massima, l’ergastolo, equivalente a 30 anni. I giudici però sono andati ancora oltre. L’arma del delitto, secondo i pm Giampaolo Melchionna e Armando Spataro un piccolo coltellino svizzero che Buono era stato visto usare come portachiavi prima della morte di Antonia, non è mai stata ritrovata. Antonia, mamma a sua volta di tre figli, il 13 febbraio dello scorso anno si era recata a San Giuliano per incontrare l’ex compagno. Anche se l’aveva denunciato più volte per stalking, fornendo persino una registrazione telefonica in cui l’uomo l’avrebbe minacciata di morte, quel pomeriggio doveva parlare di decisioni che riguardavano il loro figlio. Non era sola, ad accompagnarla il figlio maggiore. I due sono stati visti discutere, accapigliarsi, urlare, poi Antonia è caduta a terra e qualcuno ha allertato il 118. Codice giallo, sembrava un malore dovuto alla collera, all’ospedale di San Donato però è arrivata morta. Non una goccia di sangue esce dal corpo. Una dottoressa si insospettisce, viene effettuato un primo esame sulla salma, a Vizzolo, ma non si trova niente. La sorella e la mamma di Antonia insistono, si fa l’autopsia, a Milano, e si trova una ferita sotto l’ascella sinistra, dove entra a malapena un mignolo. Un foro nelle carni che arriva in un ventricolo del cuore. Per i periti, il sangue in pressione è uscito, ha saturato il pericardio e ha soffocato il cuore.
I difensori di Buono sottolineano che nessuno lo ha visto colpire Antonia, che durante la colluttazione altre persone sono passate vicino ai due, sul marciapiede di via Turati, e che niente esclude che nel trambusto, nella caduta, nei soccorsi qualcosa possa aver accidentalmente bucato il torace della donna. Ma la corte non ha trovato alternative alla tesi dei carabinieri e della procura. «Lo stalking non è in continuazione con l’omicidio - riflette uno dei legali di parte civile, Gabriele Lombardo - probabilmente per i giudici hanno avuto moventi diversi». La Corte ha anche disposto risarcimenti da 150 a 200mila euro per ciascuno dei familiari di Antonia costituiti parte civile.
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