«È tutto così difficile, ci manca tantissimo, ma vado avanti per Fabio»: a parlare così è Daniela, la moglie di Fabio Facchini, l’odontotecnico 47enne e imprenditore assassinato la sera di lunedì 7 gennaio all’uscita dal suo studio di via Garibaldi a Miradolo Terme. Ad assassinarlo con cinque colpi di pistola era stato Domenico Siviglia, 44enne venditore d’auto, accecato dalla gelosia per una presunta relazione dell’odontotecnico con la sua fidanzata, la dipendente dello studio Marinella Locatelli, 33enne dentista, presente al momento dell’omicidio e miracolosamente risparmiata da Siviglia, che si era poi tolto la vita.
A distanza di un mese l’attività è ripresa a pieno ritmo alla Sichidental, la società di Facchini che gestisce i tre studi odontoiatrici a Miradolo Terme, a Salerano sul Lambro e a San Giuliano. A prenderne in mano la gestione e l’organizzazione è proprio la moglie Daniela, che prosegue nel solco tracciato da suo marito.
«L’attività è già ripresa da alcune settimane e lavoriamo a pieno ritmo - spiega Daniela -. Devo ringraziare tutti i collaboratori di Fabio e in particolare l’assistente Elisa, senza la quale non avrei potuto assumere la gestione dell’impresa. Proseguiamo come prima, con qualche modifica nell’orario e con un’unica differenza, il cambiamento del direttore sanitario di Miradolo. La dottoressa Locatelli è sostituita infatti da un’altra dottoressa, scelta da Fabio per la nuova apertura di Corteolona e per il momento incaricata a Miradolo. L’apertura dello studio di Corteolona è congelata infatti, ma l’obiettivo rimane quello di aprire. È quello che Fabio avrebbe voluto e quello per cui aveva lavorato. Glielo dobbiamo».
L’unica variazione lavorativa dunque riguarda Marinella Locatelli, la giovane donna coinvolta nella vicenda e risparmiata dall’assassino. Ma Daniela vuole subito precisare. «Non ho creduto per un attimo alle voci e alle malignità che erano state messe in giro subito dopo la tragedia e che poi sono state riconosciute per quelle che erano - afferma Daniela -. Va da sé dunque che la sostituzione della dottoressa nulla ha a che vedere con quelle voci. Si è trattato di una scelta condivisa. Dopo due settimane di silenzio da parte della dottoressa Locatelli l’ho contattata per capire che cosa volesse fare, e lei stessa non mi ha saputo esprimere una decisione chiara. A quel punto, visto che avevo già alcune perplessità, abbiamo interrotto il rapporto di lavoro. Sarebbe stato molto complicato continuare a lavorare con una persona coinvolta e collegata direttamente alla tragedia. Ho augurato alla dottoressa Locatelli di trovare una propria strada e rifarsi una vita».
E una propria strada sta cercando faticosamente di tenere anche la signora Daniela, per sé e per i suoi due figli poco più che adolescenti, con cui continua a vivere a Cerro al Lambro. Dietro la forza con cui Daniela parla si sente la fragilità di una situazione completamente nuova e arrivata all’improvviso a sconvolgere le loro vite.
«Finora non ho avuto il tempo di fermarmi, ma è difficile, è molto difficile. Fabio ci manca, e alle difficoltà umane si somma anche la difficoltà di mandare avanti un’impresa che era gestita come un ingranaggio perfetto - conclude Daniela -. Ho dovuto chiedere sei mesi di aspettativa non retribuita dal mio posto di lavoro, con le difficoltà che questo comporta. Il nostro progetto di famiglia, la nostra scelta educativa di avere i figli con un genitore in casa è sconvolto, perché ora sono io a rientrare tutti i giorni la sera tardi. Ci sono le difficoltà burocratiche di chi deve gestire un lutto in famiglia. È tutto molto complicato. Quello che faccio lo faccio per Fabio prima di tutto, e poi per i figli. Senza dimenticare chi lavora con noi, che c’è stato molto vicino. E infine lo faccio anche per me. Devo ringraziare la famiglia mia e di mio marito, e poi tutti i nostri pazienti, che hanno dimostrato e dimostrano grande affetto per Fabio».
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