Perchè dopo un anno e mezzo non ci sono ancora risposte sull'intervento di appendicectomia dopo il quale Sara Ippolito non si è più risvegliata? Ed è vero che il risarcimento per il quale la famiglia sta lottando è in dubbio a causa della negligenza dell’Azienda ospedaliera, che non avrebbero rinnovato in tempo il contratto di assicurazione? Sono queste le domande che stanno alla base dell'interpellanza presentata oggi dai consiglieri regionali di Sinistra, ecologia e libertà Giulio Cavalli e Chiara Cremonesi. Il dramma di Sara è cominciato nel gennaio 2010 in una sala operatoria dell’ospedale di Vizzolo Predabissi e da allora la giovane paziente è in stato vegetativo: ancora oggi i familiari non hanno ricevuto risposte su quanto è avvenuto. I genitori vorrebbero portarla a casa, starle più vicini, curarla negli ambienti in cui Sara viveva prima della tragedia, ma per farlo servono soldi e quelli del risarcimento sarebbero un’enorme boccata di ossigeno. In questo contesto è emerso un fatto che ha dell’incredibile e che mette un enorme punto di domanda sopra l’eventuale risarcimento: la compagnia Llyod’s di Londra, che supporta l’ente nella gestione dei rapporti di assicurazione, ha contestato «l’operatività della garanzia invocata dall’azienda ospedaliera stessa».I consiglieri di Sel nell’interrogazione presentata oggi chiedono alla giunta regionale, al presidente della Lombardia e al suo assessore alla Sanità se siano informati della vicenda e in particolare della situazione assicurativa dell’ospedale, se abbiano chiesto un controllo ispettivo, e soprattutto come mai non si siano ancora chiarite le dinamiche che hanno distrutto la vita di Sara. «È necessario fare luce su una tragedia così assurda - spiega Cavalli - avvenuta in una regione che vanta l’eccellenza nel settore sanitario».
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