Un appello al “popolo del web” per avere finalmente giustizia. Antonella Penati, mamma del piccolo Federico Barakat, ucciso a otto anni dal padre nel corso di un incontro protetto a San Donato, è decisa a fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha sede a Strasburgo, dopo che, lo scorso 27 gennaio, la Cassazione aveva assolto le tre persone che erano finite a processo con l’accusa di non aver vigilato a sufficienza su quell’incontro e di avere in qualche modo avuto una colpa in quel brutale omicidio.
Elisabetta Termini, dirigente dei servizi sociali di San Donato, Nadia Chiappa, assistente sociale, e Stefano Panzeri, educatore, sono stati tutti e tre assolti. La sola Elisabetta Termini aveva ricevuto in Appello una condanna a quattro mesi di reclusione, che però la Corte di Cassazione ha annullato. Come se non bastasse, la mamma di Federico è stata condannata a pagare le spese processuali.
La battaglia giudiziaria però non è finita. Ma per poterla portare avanti Antonella Penati chiede, a chi la voglia aiutare, un sostegno economico tramite Internet. L’obiettivo è raggiungere la somma di 10mila euro entro i prossimi tre mesi. Al momento la cifra raggiunta è di 2575 euro, poco più del venticinque per cento. Ancora decisamente troppo poco. Il sito è www.buonacausa.org mentre la pagina è “Giustizia per Federico Barakat”. Si può sostenere questa battaglia versando un minimo di dieci euro fino a una cifra a propria scelta.
«La Cassazione ha stabilito, nella sentenza, che in quell’incontro “protetto” i responsabili “non avevano l’obbligo di protezione fisica del bambino” - si legge sulla pagina del sito dedicata al piccolo Federico e alla battaglia di Antonella Penati -. La sentenza non solo non rende giustizia a Federico, ma stabilisce che lo Stato potrà continuare a togliere i bambini dall’affidamento di genitori tutelanti ed esporli a rischi senza doverne rispondere in alcun modo.
Contribuire alle spese per introdurre un ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo significa battersi non solo per Antonella e Federico, ma per la sicurezza di tutti bambini oggi affidati ai servizi sociali».
Tutto questo avviene a circa sei anni e mezzo dal delitto. Federico, infatti, venne ucciso il 25 febbraio 2009 con ben 37 coltellate. «Mohammed era sempre più violento e ossessivo. Aveva atteggiamenti molesti verso di me e verso suo figlio. Segnalavo i suoi comportamenti ai servizi sociali» racconta ora Antonella Penati. Ma i suoi appelli affinché le visite “vigilate” fossero sospese rimasero inascoltati. Con le conseguenze che purtroppo ne derivarono.
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