
I cinesi colonizzano l’ex Postalmarket
Arrivano i vigili, in 300 stavano dividendo l’area in stand
Una cartello giallo, nell’area ex Postalmarket, con una scritta incomprensibile ai più su cui c’era scritto, in mandarino, “Centro commericale Italo Cinese”. Pochi metri dopo, lungo la strada e vicino ai cancelli, una bandiera della Repubblica Popolare Cinese.
Un quadro che ha destato un certo allarme tra i residenti di Peschiera Borromeo e in particolare del quartiere San Bovio, nei dintorni dell’area.
«Quando abbiamo visto il cartello la prima volta - dicono dall’associazione I bovi di San Bovio - ci siamo chiesti cosa ci fosse scritto e lo abbiamo fatto tradurre a un amico cinese che gestisce un ristorante. Quando ce ne ha spiegato il significato abbiamo chiesto chiarimenti alle autorità, che ci hanno detto di non sapere di nessun centro commerciale in zona».
Dunque, se l’amministrazione non aveva dato nessuna autorizzazione, che ci facevano quelle scritte, quelle bandiere e quel viavai di macchine?
Martedì pomeriggio, i vigili, insieme ai carbainieri, si sono presentati all’ingresso dell’ex magazzino del Postalmarket per chiedere cosa stesse succedendo. «La persona cui siamo stati indirizzati - spiega il comandane della Polizia Locale Giuliano Semeraro - era il responsabile di un’agenzia che ci ha detto di starsi occupando di mostrare l’edificio a alcuni possibili acquirenti. Quando abbiamo chiesto di entrare però ci è stato detto che non potevamo. Per questo abbiamo dovuto interpellare il magistrato di turno che ci ha autorizzato a entrare».
La scena che si è presentata ai vigili, entrati per i controllo di rito, non sembrava quella di un sopralluogo per un vendita, quanto quella di un’attività vera e propria. «All’interno dei capannoni abbiamo trovato 300 persone, tutte cinesi e tutte dall’aspetto piuttosto danaroso. Lì era stato allestito un piccolo palchetto, di fronte al quale c’erano un centinaio di sedie. Poi c’era un tavolo, molto grande, sul quale erano disegnati dei quadratini con alcuni numeri in corrispondenza. La scena sembrava quelle delle fiere in cui si assegnano stand di vendita agli espositori. Però si tratta solo di un ‘impressione. Le tavole sono state sequestrate, e così pure gli striscioni e i cartelli, che erano stati esposti sulla strada senza autorizzazione».
Dunque, in attesa di comprendere cosa sia successo e cosa succederà nella zona dell’ex Postalmarket, non resta che attaccarsi alle poche certezze che si hanno: la prima è che «La zona - dice il sindaco Antonio Falletta - è a destinazione produttiva e non commerciale e nessuna attività vi era stata autorizzata», la seconda è che la scorsa settimana, un articolo del Corriere della Sera, indicava quella di Peschiera come zona papabile per il dislocamento di alcune delle attività commericali all’ingrosso di Via Paolo Sarpi.
«La questione - ci tiene a precisare il sindaco - non è cinesi o non cinesi: la questione è che a San Bovio non è previsto l’avvio di nessuna attività commericale. Le caratteristiche, soprattutto di viabilità, della frazione rendono impraticabile qualsiasi ipotesi di questo tipo. La nostra posizione è di dire no a quasiasi attività in questo senso».
Sull’edificio è apparsa la scritta in mandarino “Centro commerciale Italo Cinese”, ma l'amministrazione spiega di non aver dato nessuna autorizzazione
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