n Un piazzale pieno di gente dal quale però non si leva un fiato: così, con un silenzio incredulo e scosso, San Giuliano Milanese ha voluto salutare per l’ultima volta il suo “Seba”, Sebastiano Pizzelli, il giovane di soli 14 anni, morto dopo essere stato travolto sulla via Emilia mentre si preparava a prendere il pullman che lo avrebbe portato a scuola.
I suoi funerali si sono svolti nel pomeriggio di ieri nei pressi della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, officiati da un commosso don Stefano Colombo, il sacerdote che sino allo scorso settembre era stato il parroco di riferimento di Sebastiano. La cerimonia non si è svolta in chiesa, ma all’aperto, nel cortile dell’oratorio. Lì è stato allestito un piccolo altare, attorno al quale sono state disposte alcune panche, troppo poche per la grande folla radunatasi per salutare il giovane.
Impossibile comprenderla tutta con lo sguardo. Centinaia di amici, parenti o semplici conoscenti. Persone che magari avevano incrociato Sebastiano solo di sfuggita, per pochi giorni o pochi minuti, ma che dalla sua morte atroce si sono sentiti comunque colpiti e feriti.
Moltissime le divise della Protezione civile, cui Cristina Omini, la madre di Sebastiano, dedica il suo tempo libero come volontaria; molte quelle della Croce bianca di San Giuliano, al fianco dei dipendenti comunali e dei rappresentanti dell’amministrazione.
Quello che più si nota, però, è il mare di adolescenti: compagni di scuola, di squadra, di oratorio, semplici coetanei che conoscevano Sebastiano e che ora, giovanissimi, si sono ritrovati a fare i conti con un dolore di cui forse neppure sospettavano l’esistenza.
Sui loro visi giovanissimi le lacrime scendono inarrestabili, rigano il volto e gonfiano gli occhi; sembrano una stonatura rispetto ai loro vestiti colorati, alle loro tute griffate, alla loro giovinezza e al loro diritto di non sapere, fino a poche ore prima, che volto avesse la morte. I compagni di squadra vestono i colori ufficiali della Sangiulianese e del Borgolombardo, e anche gli altri ragazzi hanno deciso di indossare, sopra i loro vestiti, una maglietta bianca con impressa una foto di “Seba” sorridente. Sono loro che con il loro sgomento si stringono attorno alla madre e al fratello di Sebastiano, che si fanno forza l’un l’altro, divisi tra le lacrime e gli sguardi a quella piccola bara bianca.
Nessuno parla mentre don Stefano pronuncia la sua dolente omelia nella quale rammenta il suo rapporto con Sebastiano: «Ho cercato di trasmettergli quello che di più importate c’è: l’amicizia con Gesù, essere un suo discepolo, confidarsi con Lui, persino piangere davanti a Lui, perché Egli sa cosa abbiamo nel cuore».
Alla fine della cerimonia, un’amica di famiglia ha letto uno scritto della mamma Cristina: «Stavi diventando grande e non sapremo mai come saresti diventato. Anche se io e Tommaso torneremo alla nostra quotidianità, nulla sarà più come prima».
Luciana Grosso
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