Il ricordo dell’ex sindaco Virginio Bordoni: uomo di poche parole, ma fatti concreti

Il saluto di Marco Ostoni all’ex primo cittadino di San Giuliano Milanese

Un uomo di poche parole. Ma di molti, concretissimi fatti. E tutti a favore della comunità che era stato chiamato a guidare. Mi sento di fare mie le parole usate dal figlio Andrea nel corso del rito funebre, per ricordare – anche da questa bacheca – la figura di Virginio Bordoni, dal 1992 al 1999 sindaco di San Giuliano prima di rivestire altri incarichi politici e amministrativi tra Sudmilano e Lodigiano, scomparso a 65 anni nei giorni scorsi dopo una lunga malattia.

È stato, Bordoni, uno dei “miei” primi sindaci da giovane cronista della zona, attività che iniziai proprio in quegli anni – sull’“Eco Notizie” e poco dopo su queste pagine -, parallelamente agli studi universitari. Con Oreste Lupi a San Donato, Graziano Giovanelli a Mediglia, Franco Panigada a Melegnano, Marco Malinverno a Peschiera, Carlo Degradi a Tribiano e Massimo Gatti a Paullo componeva la “squadra” dei primi cittadini dell’allora Pci-Pds (il cambio di nome fu sancito nel 1991), partito egemone in un territorio noto per le sue tinte color rosso acceso.

Con Lupi e Giovannelli (quest’ultimo morto di Covid pochi mesi orsono, anch’egli 65enne) Bordoni ha condiviso purtroppo una fine precoce, che l’ha sottratto ai suoi cari e ha privato le comunità del territorio del suo ancora prezioso contributo di energie, passione politica, sincero interesse per il bene comune. Proprio quest’ultimo tratto, unitamente al riserbo e alla statura morale, è stato sottolineato da moltissimi amici, “colleghi” e semplici cittadini che l’hanno conosciuto, al di là dell’appartenenza politica. E si tratta della miglior prova tangibile che un amministratore possa lasciare di sé. Mi si consenta di accodarmi a questo ricordo condiviso, portando la mia esperienza di cronista: Bordoni era un uomo delle istituzioni, probo, serio, attento ai bisogni dei suoi cittadini (in specie dei più fragili) e precocemente consapevole dell’importanza della transizione ecologica, con la battaglia per la copertura del Redefossi che lo vide come alfiere per tutta la durata del suo mandato. Accettò con dignità e senza strepiti anche la scelta (poco illuminata) del partito di non ricandidarlo a San Giuliano e, dopo le nuove spaccature interne al Pds, spese le sue energie per Sel (e poi Sinistra Italiana) in altri lidi (Vizzolo in particolare).

Con la stampa Bordoni aveva un rapporto istituzionale, distaccato, ma sempre corretto. Non amava stare sotto i riflettori. Era consapevole dell’importanza dei media, ma non si piegava alle nascenti (e oggi imperanti) mode del personalismo e del narcisismo, scansando la deriva di pericolose relazioni troppo strette con questo o quel giornalista, questo o quel giornale. Non esercitava pressioni, né si permetteva di mettere becco nel lavoro dei cronisti, che rispettava e da cui era rispettato.

L’ho incontrato in rare circostanze dopo la fine della sua esperienza sangiulianese (nel frattempo ero passato ai lidi più tranquilli della cultura per “il Cittadino”), ma sempre ci siamo scambiati parole di sincera cordialità quando non di reale interesse per le rispettive esperienze di vita e professione. Mancherà a molti e mancherà a questo territorio, nel frattempo radicalmente trasformatosi ma pur sempre bisognoso di guide disinteressate, serie, attente alla “res publica”. Non ne mancano, ma la politica fa sempre più fatica ad attrarre i giovani e a “sfornare” figure di questa tempra e valore; chissà che il suo ricordo non smuova in qualcuno il desiderio di emularne l’azione, a servizio di tutti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA