La mamma di Federico a Roma: «Ho chiesto maggiore tutela per i bambini»
Ha raccontato la storia del figlio di 9 anni ammazzato a coltellate dal padre che si è poi ucciso
Antonella Penati, prima in Parlamento e poi al Quirinale, sabato ha raccontato la drammatica storia di suo figlio Federico Barakat di 9 anni ammazzato a coltellate dal padre che si è poi suicidato.
Durante la giornata internazionale contro la violenza alle donne la sandonatese al mattino ha incontrato la presidente della Camera Laura Boldrini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, mentre nel pomeriggio, insieme ad altre undicirappresentanti del gentil sesso che sono state vittime di violenza, ha portato alla propria testimonianza davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso di un colloquio che si è tenuto in una saletta riservata del Quirinale.
«In Parlamento ero circondata da centinaia di donne – racconta Antonella -, le partecipanti erano tutte esponenti di associazioni, centri sociali e reti antiviolenza: è stata una grande emozione e in quel momento ho trovato conferma del ruolo decisivo che possono avere le donne che denunciano i loro drammi in una sede istituzionale».
Riguardo i contenuti che ha portato all’attenzione delle massime cariche dello Stato, Antonella spiega: «Ho illustrato punto per punto i motivi per cui i bambini oggi sono in pericolo a causa di un sistema che non li protegge a sufficienza, pertanto la richiesta che ho rivolto a Mattarella, che già conosceva la mia storia, è stata proprio quella di assicurare loro la dovuta tutela». La mamma del piccolo Federico osserva a proposito: «Spero davvero che dopo questa giornata si apra un dibattito serio da parte della politica, intesa come polis, che possa contare sulla massima partecipazione di tutti partiti, affinché vengano messi in atto gli strumenti normativi necessari per aiutare le donne e i bambini». E conclude: «Sabato, anche durante la manifestazione, credo sia stata data una importantissima testimonianza, e questo credo sia un buon punto di partenza».
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