Lungo le strade delle “lucciole”
Le due arterie in un anno hanno rappresentato
da sole il 70 per cento dell’attività svolta dall’unità
di strada Segnavia della Fondazione Somaschi
Nel 2013 la strada provinciale 40 Binasca e l’ex statale 415 Paullese hanno rappresentato da sole il 70 per cento circa dell’attività svolta dall’Unità di strada Segnavia della Fondazione Somaschi, storica sigla che opera nel sostegno e nell’assistenza alle donne vittime della tratta.
La Binasca, fra notte e giorno, ha portato 276 donne contattate durante l’anno scorso. La Paullese 213; il resto delle 691 ragazze avvicinate opera a Milano anche nella prostituzione “indoor” cioè in appartamento, sulla Rivoltana e sulla statale 9 Emilia. Il ritratto dell’oceano di prostituzione da strada che circonda chi abita nel Sudmilano vede la provinciale 40 Binasca come attuale mercato primario. Anche perché la situazione della 415 Paullese è un sottosopra di cantieri. Prima il raddoppio della strada da Peschiera Borromeo a Settala, poi l’inizio dei cantieri Tem, la tangenziale esterna di Milano, hanno causato un gran numero di ostacoli e percorsi provvisori col risultato di far “regredire” il giro del sesso stradale più giù, verso il Cremasco. La Binasca invece continua ad essere in posizione ottimale: intercetta molto traffico occasionale e da anni non è interessata da manutenzioni sostanziali e allargamenti. Le strade del sesso sono “bianche” di notte e nere di giorno, nel senso che durante le ore diurne ci sono più prostitute africane che europee, mentre calato il sole la situazione si ribalta. Delle 439 donne contattate di notte nel 2013 (anche a Milano città) ben 306 erano di nazionalità europea, in particolare degli Stati orientali. Anche per l’anno scorso la Fondazione Somaschi, che si riallaccia all’ispirazione caritativa della “Compagnia dei Servi dei Poveri”, nata nel 1534 e approvata nel 1568, fornisce un ritratto estremamente dettagliato di cosa succede sul nostro territorio nel pianeta prostituzione.
Innanzitutto il numero di contatti effettuati (calcolandone anche più di uno per donna) si mantiene da sette anni attorno ai 3500-4000 all’anno. Le donne che si prostituiscono (691 avvicinate l’anno scorso) sono da tempo in massima parte straniere, anche se guardando i dati spuntano tre italiane. La nazionalità in testa a tutte è la Romania: 261 contatti sul totale. Seguono Nigeria (186), Albania (83), Bulgaria (33), Brasile (19) e Uruguay (17). Presenze non proprio sporadiche, considerando che si parla di campioni sulle vere dimensioni del fenomeno, per Repubblica Dominicana, Moldavia, Ucraina, Russia, Messico e Perù. I “territori” sono divisi da un retaggio storico formatosi in periodi più o meno lunghi. La prostituzione che si rinnova più in fretta è quella dall’Est Europa. Le africane sono praticamente quasi tutte fuori Milano e quasi tutte nigeriane: su 191 contatti 186 hanno riguardato nigeriane. C’è poi un problema nuovo: la turba di annunci, truffe e adescamenti che passa sui social network. Per inseguirlo, i Somaschi hanno creato la loro pagina Facebook (avatar Dori Somaschi) e continuano l’attività del sito vocididonna.it
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