Mediglia, scintille sul consiglio

I verbali del consiglio comunale di luglio finiscono all’attenzione della procura della Repubblica di Lodi. Lo ha deciso la stessa assemblea che nei giorni scorsi ha votato, con un solo voto contrario, l’invio in tribunale dell’incartamento. E tutto per delle presunte “frasi lesive” pronunciate da un consigliere comunale. Una decisione a sorpresa, contestata dai gruppi di minoranza, che hanno deciso tutti di lasciare l’aula. È rimasto solo un consigliere di opposizione, Roberto Lanni, che ovviamente ha votato contro la proposta avanzata dal sindaco Paolo Bianchi.

«Sono rimasto in aula - puntualizza Lanni -, perché ero io la persona accusata di avere pronunciato frasi passibili di querela; pur non essendo mai fatto il mio nome, ci si rivolgeva chiaramente a me. Non ho ritenuto corretto uscire, perché le frasi contestate io le ho pronunciate veramente, ma trovo assurdo che si possa chiedere l’intervento della procura della Repubblica perché ho detto, sbagliando, che gli assessori si erano aumentati lo stipendio, o che questa maggioranza mi ricorda quella del bunga bunga, tracciando un iperbole che seppur sgradito, in politica in momenti accalorati ci può stare». Ma il sindaco Bianchi era già stato categorico a luglio, annunciando che le affermazioni del consigliere di minoranza erano talmente gravi da richiedere l’intervento della procura della Repubblica. Detto fatto. «Sono trascorse le ferie e ho proceduto come si doveva, nel modo più democratico possibile - avverte il sindaco Bianchi -: ho chiesto al consiglio comunale di esprimersi sulla possibilità di inviare la documentazione alla procura della Repubblica. Sono state riferite frasi passibili di querela: si è fatto accenno al clientelismo per giustificare il licenziamento del Carro, si è detto che ci siamo alzati lo stipendio quando i documenti smentiscono queste fandonie. Inutile aggiungere che anche il Comune di Tribiano ha chiesto copia dei verbali».

I gruppi di opposizione tuttavia contestano la procedura. «A mio giudizio quella del sindaco - commenta Pierangelo Avanzi (Mediglia per Te) - sembrava più un’azione tesa all’intimidazione. Se uno ritiene di essere stato leso, non chiede che il consiglio comunale si esprima: richiede gli incartamenti e li porta alla procura della Repubblica. Non ha senso il voto, che rappresenta solo l’utilizzo improprio del consiglio comunale. Io sono uscito dall’aula e così hanno fatto gli altri componenti della minoranza».

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