MELEGNANO Don Francesco Barbieri missionario in Congo nel ricordo di Attanasio
Il sacerdote amico dell’ambasciatore ucciso è pronto a partire per l’Africa
«L’ho conosciuto personalmente all’oratorio di Limbiate, anche nel ricordo dell’ambasciatore Luca Attanasio partirò per la missione in Congo, dove metterò in pratica il comandamento dell’amore di Gesù tra i popoli più poveri della Terra». Preceduta dalla permanenza a Lione per studiare il francese, il 44enne sacerdote di Melegnano don Francesco Barbieri racconta così la partenza per il Congo fissata tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, in vista della quale nella veglia missionaria di sabato in Duomo riceverà il Crocifisso dall’arcivescovo monsignor Mario Delpini. «Gli siamo vicini in un momento tanto significativo della sua esistenza - afferma il prevosto di Melegnano don Mauro Colombo -, l’esempio di don Francesco sproni tanti di noi a un passo missionario del vivere la fede». Durante il ministero iniziato nel 2003, all’oratorio di Limbiate ha conosciuto il diplomatico Luca Attanasio, vittima nel febbraio 2021 di un agguato proprio in Congo dove si trovava come ambasciatore, mentre da nove anni don Barbieri si trova nel quartiere milanese della Barona. «Proprio la morte di Attanasio e di un amico del Pime hanno risvegliato in me il desiderio di missione, che coltivavo sin dall’inizio della mia vocazione - sono le sue parole -. La svolta è arrivata qualche mese fa quando, parroco nel mio primo anno alla Barona e oggi impegnato nella missione proprio in terra congolese, don Maurizio Cancrini ha richiesto un prete per consolidare un progetto nella capitale Kinshasa». Dopo aver ricevuto il sostegno dei genitori e del fratello Marco, ha quindi confermato la disponibilità alla partenza per il Congo, dove dovrebbe rimanere per un periodo compreso tra gli otto e i dieci anni. «Oltre alla realizzazione di un pozzo, sarò chiamato a collaborare al progetto di una casa per dodici bambini di strada disabili di Kinshasa - continua don Francesco -. Il tutto completato dall’impegno all’università per accompagnare i giovani cattolici nel cammino di fede, ma sarò coinvolto anche nell’esperienza dell’ambulanza diretta tre volte la settimana nelle favelas per soccorrere i poveri della Terra. Vivrò insomma in prima persona quel comandamento dell’amore di Gesù, “Amatevi come io vi ho amato” o forse “Amatevi siccome io vi ho amato”, che rappresenta forse il vero significato dell’essere missionari. Quanto infine alla moto tanto amata - conclude sorridendo -, mi dicono sia il mezzo più comodo per muoversi a Kinshasa, ne prenderò una usata per girare nella capitale del Congo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA