Nella terapia intensiva del Predabissi, dove si lotta per vivere VIDEO

Il primario Giovanni Marino: «Viviamo la medesima situazione dello scorso marzo»

La prima impressione è quella di un film già visto, e del quale si avrebbe fatto volentieri a meno. Il reparto unità coronarica e terapia intensiva del Predabissi è ancora una volta triste palcoscenico di una rappresentazione che «è esattamente come a marzo».

L’impatto, durissimo, è ancora una volta con letti candidi dove corpi immobili combattono una battaglia silenziosa ma non meno accanita. Il ticchettio dei monitor, il fruscio dei respiratori e le voci dei sanitari in sottofondo scandiscono un tempo che sembra tornato indietro, riavvolto su se stesso. La seconda ondata, che non pochi medici sembrano ritenere espressione del vero picco epidemico, come se in primavera si fosse trattato di una sorta di “assaggio” prima di scatenare l’esercito, qua è arrivata senza risparmiarsi.

Una decina i letti di rianimazione occupati da pazienti che, come sei mesi fa, lottano per riconquistare il respiro. Nei reparti allestiti nei piani superiori, rigorosamente separati dal resto del corpo ospedaliero – i percorsi “puliti” e “sporchi” sono nettamente divisi, con protocolli rigidi che non ammettono il minimo errore – sono ormai un centinaio i pazienti Covid ricoverati, degenti di tutte le età con diversi livelli di sintomatologia, ma tutti colpiti da un virus la cui presenza aleggia ormai sull’intero sistema sanitario. Come a marzo, la lotta non ammette esitazioni e dubbi, anche se appare, evidente nonostante le protezioni che nascondono visi ed espressioni dei sanitari, la preoccupazione aumentata dalla stanchezza di chi si ritrova ad affrontare «esattamente la stessa situazione che avevamo lasciato a inizio estate».

Terapia intensiva di nuovo interamente Covid, dunque, con pazienti che presentano «esattamente le stesse caratteristiche di marzo – spiega Giovanni Marino, direttore del reparto di anestesia e rianimazione del Predabissi, ora come allora in prima linea nel combattere gli effetti del SarsCov2 – con pazienti che presentano uguale livelli di gravità e sintomatologie. Il livello di occupazionalità della rianimazione è identico a quello che avevamo avuto nella prima ondata e abbiamo una spinta di ricoveri notevole che facciamo fatica a soddisfare nonostante l’incremento dei posti letto».

C’è fatica, nelle parole dei sanitari che si trovano quotidianamente ad affrontare una pandemia cui, almeno per il momento, non si vede fine e che torna a riempire nuovamente i reparti. Quasi saturata la terapia intensiva, si guarda con inevitabile preoccupazione ai prossimi giorni, con la speranza che le restrizioni imposte dal dpcm della scorsa settimana abbiano effetti visibili in tempi ridotti ma il timore che il numero di casi continui a progredire con il ritmo attuale che ha visto i ricoveri raddoppiare nell’arco di pochissimo tempo.

All’ospedale Predabissi si sta lavorando all’ampliamento dei posti letto, e si è pronti ad aumentare rapidamente la disponibilità di terapie intensive, ma la speranza è che «davvero – sussurrano gli operatori sanitari avvolti in tute protettive – i contagi inizino a calare».

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