Omicidio Mormile, dopo oltre 30 anni spunta l’ipotesi di un intreccio fra ’ndrangheta e servizi segreti
Nelle motivazioni delle ultime due sentenze
L’omicidio di Umberto Mormile, il giovane di Montanaso Lombardo, educatore al carcere di Opera ucciso a 34 anni l’11 aprile 1990 nelle campagne di Carpiano, si tinge di nuove sfumature a oltre trent’anni di distanza. Il Gup di Milano, Marta Pollicino, nelle motivazioni della sentenza del 15 marzo scorso, apre a una «verità prospettabile» che vede Mormile vittima non solo della ’ndrangheta ma anche di un più ampio «intreccio di poteri», riconducibili ai rapporti deviati dei servizi segreti con la criminalità organizzata. La colpa di Mormile? Sapere troppo e, forse, parlare troppo. E, è possibile appunto, che per questi motivi sia stato tolto di mezzo. La sentenza, che ha portato a due nuove condanne di sette anni per i collaboratori di giustizia Salvatore Pace e Vittorio Foschini, si basa su una riapertura delle indagini voluta dai familiari di Mormile, che hanno sempre sostenuto una versione alternativa degli eventi. Secondo questa tesi, Mormile sarebbe stato ucciso perché era a conoscenza dei rapporti tra Domenico Papalia, boss della ’ndrangheta, e i servizi segreti.
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