Omicidio Verrascina, in 5 a processo

Sono cinque le richieste di rinvio a giudizio, per ipotesi di responsabilità diretta o complicità in omicidio volontario, che la procura della Repubblica di Lodi ha formulato nelle scorse ore per l’omicidio di Luca Saverio Verrascina, il muratore di 38 anni di San Giuliano Milanese, considerato un insospettabile, ammazzato sotto casa a Zivido nella serata del 10 gennaio scorso con una pistola calibro 22 mai ritrovata.

Oltre che per Giuseppe Pellitteri, il gessista di 25 anni di Caselle Luraniche era stato rintracciato dai carabinieri di San Donato Milanese poche ore dopo l’omicidio e che si era addossato tutta la colpa dell’agguato mortale, la richiesta del pm Giampaolo Melchionna colpisce anche C.D.P., 59 anni, di San Giuliano Milanese (incensurata, alle spalle una vecchia indagine per associazione camorristica da cui era stata prosciolta), per una frase detta al telefono che secondo l’accusa è un’istigazione all’omicidio, secondo i difensori era invece l’invito a presentare una denuncia ai carabinieri. Perché Pellitteri era stato brutalmente pestato da Verrascina e da altre due persone, pochi giorni prima del 10 gennaio, per “punirlo” di un suo vecchio debito per l’acquisto di 4mila euro di hascisc, e questo pestaggio, secondo gli inquirenti, sarebbe andato oltre i limiti concessi da persone che contano nella Camorra nel Sudmilano. Questo «andare oltre», picchiando un affiliato al punto da farlo finire in ospedale, sarebbe stato un affronto al clan, un teorema che ovviamente le difese puntano a smontare. La 59enne è accusata di “concorso anomalo” nell’omicidio. Le altre persone che i pm di Lodi vogliono mandare davanti al giudice per l’omicidio sono A.E., 39 anni, di Pantigliate, nelle cui disponibilità erano state trovate in un box una Fiat 500 rubata, un fucile, due pistole semiautomatiche e munizioni, M.L., 34 anni, di San Giuliano Milanese, e C.C., 36 anni, di Cerro al Lambro, titolare di una carrozzeria nel Sudmilano e figlio di C.D.P.

C.C. è anche parente di Pellitteri, e per questo, sospettano gli inquirenti, sarebbe toccato a lui “dare il permesso” perché il giovane parente potesse venire picchiato.

Non sono invece emerse responsabilità in relazione all’omicidio per S.P., 28 anni, di casa a Tavazzano con Villavesco, che era stato arrestato dalla squadra mobile di Como nell’ambito dell’inchiesta su traffico di droga e possesso di armi che si era intrecciata con quella per l’omicidio Verrascina: il 28enne aveva in casa una pistola non denunciata.

J.I., 37 anni, di Vizzolo Predabissi, potrebbe invece essere chiamato davanti al gip per l’ipotesi di spaccio e di lesioni gravi ai danni di Pellitteri

Il gip intanto ha respinto tutte le eccezioni sollevate dalle difese nell’incidente probatorio: gli avvocati contestavano, tra l’altro, le traduzioni delle telefonate intercettate in dialetto napoletano.

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