Parla la mamma di Sebastiano

A distanza di un anno e mezzo dalla morte del giovane Sebastiano Pizzelli, investito sulla via Emilia nell’ottobre del 2011 e deceduto dopo una settimana di agonia, per la prima volta parla la mamma. Cristina Omini, che sino ad ora ha preferito rimanere lontano dai riflettori, prende la parola nella fase di avvio del procedimento penale a carico del conducente che ha investito suo figlio: un percorso giudiziario che, dopo l’udienza tecnica che si è tenuta il 15 maggio, è stato aggiornato al 10 luglio. «Abbiamo mantenuto un basso profilo nonostante questa tragedia abbia devastato le nostre vite - racconta la madre, aprendo un piccolo spiraglio sul dolore suo e di suoi famigliari -. Dall’anno scorso abbiamo dovuto farci supportare da una terapia per disturbi da stress post traumatico, Tommaso se l’è visto falciare davanti, io sono arrivata prima dell’ambulanza e pur essendo in grado non ho potuto tentare di rianimarlo. Senza dimenticare cosa può essere la sindrome del sopravvissuto in un fratello gemello. Senza dimenticare il naturale peso dell’assenza di Sebastiano, era un bravo figlio, fratello, nipote, amico, compagno di scuola. Senza dimenticare l’ingiustizia subita da noi, dai nonni che lo vedevano quotidianamente, da tutti i parenti, da tutti gli amici, da tutti i compagni». Un piccolo sollievo per i genitori di Sebastiano arriva dalla consapevolezza che altre persone hanno ritrovato la vita grazie ai suoi organi». «L’unico episodio che si è differenziato da questa grande palude di sentimenti - riprende la sangiulianese - è stato quando mi ha contattato la ragazza a cui sono stati trapiantati i polmoni di Sebastiano; le ha salvato la vita. Non so come sia andata per gli altri riceventi, ma di sicuro diverse persone giovani hanno beneficiato dei suoi organi, era un ragazzo sano». Non nasconde il rammarico verso il giovane che dopo aver investito Sebastiano non ha «nemmeno pronunciato un “mi dispiace” nei nostri confronti». La signora Omini spiega di aver ricevuto solo una lettera dall’altra mamma in quei giorni in cui suo figlio era ancora in vita, appeso a ben poche speranze.

«Nessuno ci potrà ridare Sebastiano e tantomeno la serenità - si sfoga -, non chiediamo certo che la stessa sorte possa essere riservata all’investitore, ma almeno un riconoscimento del grave reato commesso». Si aggiunge un’amara considerazione: «Purtroppo il reato di omicidio stradale non è ancora previsto dal nostro Codice penale, complicando molto il lavoro dei magistrati che si trovano a decidere tra omicidio colposo e omicidio volontario, due estremi molto lontani fra loro e con molte sfumature interpretative nel mezzo». E conclude: «Confidiamo nella giustizia e speriamo che almeno un capitolo di questa tragedia si avvicini alla conclusione. Ne abbiamo davvero bisogno».

A distanza di un anno e mezzo dalla morte del giovane Sebastiano Pizzelli, travolto sulla via Emilia nell’ottobre del 2011 e deceduto dopo una settimana di agonia, per la prima volta parla la mamma. «Questa tragedia ha devastato le nostre vite» dice Cristina Omini all’indomani dell’inizio del processo contro l’investitore.

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