Paullese: il raddoppio non basta, è stata un’altra giornata da bollino nero

Poche centinaia di metri in più a quattro corsie non risolvono i problemi. Ma per anni sarà ancora così.

Doveva essere la soluzione per ridurre il traffico sulla Paullese e, invece, da quando è stato aperto il nuovo tratto a quattro corsie dell’ex statale 415 a Paullo, nulla è cambiato rispetto a prima. Non a caso ieri, mercoledì, si è registrata l’ennesima giornata da bollino rosso sul tratto appena riaperto dopo la riqualificazione. Anziché scorrere fluido come l’olio, il traffico sulla Paullese si è trasformato in un’interminabile fila di auto, con code chilometriche ogni mattina. Tema che è stato sollevato dai pendolari del gruppo “Paullese libera”, che vivono la quotidianità del nastro d’asfalto per muoversi verso Milano prevalentemente per lavoro. «Mi duole ammetterlo, ma si stava meglio quando si stava peggio», ammette con rammarico una residente della zona, convinta che l’apertura della Paullese a Paullo abbia solo creato nuove criticità spostando il tappo al km10 dove si crea un effetto imbuto col cantiere in corso.

E in effetti, il paradosso è sotto gli occhi di tutti: «Aprire qualche centinaia di metri di strada a due corsie, per poi imbattersi in un imbuto poco dopo non è una soluzione» ricorda un altro utente. Ogni mattina, chi abita nei dintorni della Paullese «sa a che ora uscirà di casa, ma non sa a che ora arriverà al lavoro». E la sera è ancora peggio: «Prima si poteva uscire a Paullo, adesso chi arriva da Crema deve proseguire fino a Settala e poi tornare indietro» commenta una cittadina che abita nella città del Carnaroli.

Insomma, il disagio delle code non sembra esser stato risolto. Anzi, come sottolinea qualcuno, «il problema resterà per anni e anni, visto che la strada cade nel vuoto a poche decine di metri dal Km10: devono ancora realizzare il cavalcavia e il cantiere è fermo». C’è chi si difende con l’ironia: «Ci sarebbe da organizzare un blocco della Paullese, ma siamo già bloccati ogni giorno nostro malgrado».

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