
Paura in quota per Brattoli
L’ultramaratoneta di Peschiera è rimasto isolato
con altri nove atleti in mezzo alla tormenta durante
il Tor des Geants: per tutti un principio di ipotermia
Ha mantenuto fede - stavolta fin troppo - alla reputazione che la elegge come la competizione riservata agli ultramaratoneti (sportivi che riescono a reggere distanze superiori ai 42 chilometri e 195 metri della Maratona) più logorante e al tempo stesso rischiosa sulla faccia della terra. Già, nella prima tappa infatti il Tor des Geants, l’endurance trail che si sviluppa in Valle d’Aosta sulla distanza di 330 chilometri con 24.000 metri di dislivello, ha registrato un bilancio pesantissimo: un concorrente morto e dieci fuori gioco per un principio di ipotermia.
Il dramma si è consumato nella notte di domenica 8 settembre, intorno alle ore 22.40. L’atleta cinese Yuan Yang, di 43 anni, ha perso la vita a seguito di un grave trauma cranico che ha riportato dopo una caduta, mentre discendeva il colle della Crosatie. «Pensare che ci siamo incrociati tutto il pomeriggio, scambiandoci sorrisi e frutta secca, e qualche minuto prima della tragedia», ricorda tristemente il peschierese Raffaele Brattoli, l’unico ultramaratoneta a rappresentare il Sudmilano alla competizione e appartenente al gruppo che ha rischiato il congelamento. «Lassù era un inferno. Una tremenda bufera ci ha sorpreso nel buio. Forti folate di vento, a 150 chilometri all’ora, ci colpivano di sbieco. Pioggia e neve impattavano violentemente i nostri volti rendendo difficoltosa la marcia». Il terreno era impraticabile. La superficie, particolarmente scivolosa, ha addirittura costretto alcuni atleti a scendere a gattoni. Escamotage che molto probabilmente Yuan Yang, pettorale 1040, non ha adottato e che lo ha portato a scivolare e battere fatalmente la testa sulle rocce. «Lo avevamo appena incrociato per l’ennesima volta - prosegue Brattoli -. Poco dopo abbiamo sentito nel gelido vento un urlo, seguito da un tonfo. Non siamo più riusciti a scorgerlo. Mentre allertavano i soccorsi - riporta - abbiamo dovuto aiutare un altro corridore francese che si era fratturato la tibia». Così, lo hanno trasportato in un container allestito dall’organizzazione dove hanno trovato riparo. I dieci atleti stremati hanno dovuto superare lì la notte, tremenda, con l’assistenza di un medico che nel frattempo era riuscito a raggiungere la postazione. Finalmente alle 6.30 del mattino sono stati tratti in salvo e trasportati in elicottero al più vicino ospedale. A tutti è stato diagnosticato un principio di ipotermia e alcuni di loro si trovano tuttora ricoverati. I valori di Raffaele Brattoli, invece, sono tornati normali anche se resta il rammarico per quella gara rimasta incompiuta - su imposizione del medico - e funestata dalla scomparsa di un compagno. Ma un atleta non demorde mai: «Sono episodi che ti segnano, li metti in conto, ma non possono fermarti. Il prossimo anno ci riproverò».
Maurizio Zanoni
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