PESCHIERA Prosegue il giallo dell’Idroscalo
Il cadavere resta senza nome
È morto per annegamento l’uomo che sabato 30 luglio è affiorato dalle acque dell’Idroscalo. Non ha ancora un nome, ma i carabinieri della compagnia di San Donato sono fiduciosi di potergli restituire un’identità per riconsegnare la salma ai parenti più prossimi. In questo senso è stato fondamentale l’esame autoptico, che l’anatomopatologo incaricato dalla Procura ha eseguito martedì sul corpo dello sconosciuto dai tratti nordafricani e di età compresa tra i 30 e i 40 anni. Non sono stati trovati segni di violenza e nulla che possa far pensare ad una lite o ad un omicidio. Più semplicemente, confermata la morte per annegamento, gli investigatori propendono per l’ipotesi formulata sin dal primo giorno, ossia quella di un bagno trasformatosi per cause inspiegabili in tragedia.
All’obitorio di piazzale Gorini a Milano, dove è conservata la salma, sono state anche rilevate le impronte digitali e quelle dentarie per procedere a un’identificazione certa della vittima del mare Milano, che d’estate si riempie di bagnanti. Ad oggi, infatti, senza una denuncia di scomparsa e in assenza di qualcuno che ne reclami la salma, l’unica via per dare un volto e un nome all’uomo è l’inserimento e il confronto nelle banche delle impronte.
Una lavorazione complessa, che ha richiesto controlli incrociati e più tempo del previsto, ma che a breve potrebbe offrire i suoi frutti.
Qui il racconto del tragico incidente:
© RIPRODUZIONE RISERVATA