Rinvio a giudizio per il caso De Nando
Va a processo per omicidio colposo l’uomo che investì il 15enne
L’inchiesta sull’incidente del 29 gennaio a Peschiera Borromeo, causa della tragica scomparsa del 15enne Andrea De Nando, si è chiusa ieri. Nel giorno in cui l’associazione Aivis (Vittime della strada) annunciava una campagna di raccolta firme con debutto a Milano l’8 maggio per modificare il codice penale che concede il patteggiamento, e quindi lo sconto di pena, anche ad omicidi dolosi causati dalla guida. Il responsabile del tragico episodio, C.A., 40 anni, residente a Peschiera, va davanti al giudice accusato proprio di omicidio colposo. La drammatica scena è avvenuta nel pomeriggio del 29 gennaio di fronte all’oratorio San Carlo. Mentre il ragazzo di Peschiera attraversava la strada in compagnia del fratello gemello Cristian e di un amico, regolarmente sulle strisce, è stato falciato da una Citroen C3 alla cui guida c’era C.A., che viaggiava ad una velocità di almeno 90 chilometri orari (ma alcune versioni dicono oltre 100, nda) in quel tratto di via 2 giugno dove il limite urbano non supera i cinquanta. Le indagini concluse ieri dal pubblico ministero Maurizio Ascione attestano anche che il conducente era impegnato in fase di sorpasso. Una vita spezzata, una famiglia distrutta dal dolore. Un dolore che però si sforza di tradursi in testimonianza e in proposta concreta con l’iniziativa supportata da Aivis ed il fattivo apporto dei parenti di Andrea. La proposta di decreto legge dell’associazione vittime della strada, che ha già incassato l’interesse di alcuni gruppi politici, punta a fare dei processi per omicidi colposi al volante atti che possano realmente concludersi con una pena scontata. La mamma del ragazzo, Elisabetta, ha espresso soddisfazione per la rapidità con cui è stata svolta l’inchiesta anche se sa che il disegno di legge - non retroattivo - non riguarderà il suo Andrea. «Inasprire le pene per chi commette atti simili - ha detto ieri a Milano la signora De Nando - va ad incidere non solo sulla sfera legale, ma anche su quella morale. Infatti la sostanziale mitezza dei giudizi alimenta quello che secondo me è l’aspetto che lascia più allibiti nel dramma mio e di tanti altri genitori: il fatto che l’omicida non si senta in dovere di chiedere perdono, o lo faccia con fredde lettere ideate dai legali. Per me convivere con un peso simile, sperare nei frangenti della legge per non fare i conti con la propria coscienza, è quasi peggio che essere nella condizione mia. Non sopporterei di far del male a una persona al punto che preferisco essere la mamma di un figlio sotto terra, che trovarmi al posto di chi lo ha investito, anche se la mia vita ora è distrutta».
Secondo Manuela Barbarossa, presidente Aivis, e Giuseppe Bellanca, vicepresidente, «dobbiamo lavorare molto ancora sul senso di responsabilità sociale. É facile delegare l’educazione civica a frettolose “lezioni di sicurezza” fatte dai vigili in classe quando la televisione e i genitori in casa mandano segnali diseducativi ad ogni istante».
Si è chiusa con il rinvio a giudizio dell’automobilista l’inchiesta sulla morte di Andrea De Nando, il 15enne travolto e ucciso a Peschiera di fronte all’oratorio
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