SAN GIULIANO Dopo 40 anni va in pensione il maresciallo dei carabinieri Raffaele Carlo Di Vito
In servizio alla tenenza, prima al reparto radiomobile di San Donato e alla stazione di Melegnano: «L’Arma è stata la mia compagna di vita»
Dopo quarant’anni di servizio trascorsi in divisa nella compagnia di San Donato, da sabato scorso il maresciallo ordinario Raffaele Carlo Di Vito è in pensione. Sabato, alla tenenza di San Giuliano, ha svolto l’ultimo giorno di lavoro dedicando fino all’ultimo secondo all’Arma. Pluridecorato, con encomi e importanti indagini concluse, il sottufficiale ha ottenuto l’elogio del comandante generale dell’arma dei carabinieri, Teo Luzi. «Si è trattato di un intervento svolto a Settala – ricorda il maresciallo -: abbiamo arrestato due malviventi per detenzione illecita di sostanze stupefacenti sequestrando 10 chili di eroina. Due persone arrestate, dopo un inseguimento e una terza ricercata». Non solo: «Ci sono state tante attività investigative importanti, come ad esempio una rapina a mano armata in farmacia a San Donato, un intervento che è stato riportato sia sul vostro giornale che sulla rivista “Il Carabiniere”». Una carriera ricca, tantoché il ministro della difesa ha conferito la croce d’oro con stelletta per anzianità di servizio nel 2020, due medaglie di bronzo al merito di lungo comando nel 2013 e nel 2015. E, al di fuori dell’ambito militare, il diploma di benemerenza dell’automobile club Milano.
«L’Arma dei carabinieri è stata la mia compagna di vita», sorride il sottufficiale, che ora dovrà ripensare alla sua vita senza alamari. «Anche se, è vero ciò che si dice, chi veste la divisa ha gli alamari cuciti sulla pelle – sottolinea Di Vito -: io gli alamari me li sento addosso, non smetterò mai di sentirmi carabiniere, perché con l’Arma sono cresciuto, ho imparato tante cose e sono divenuto migliore». Già, perché la storia del maresciallo Di Vito nella compagnia sandonatese, è quella di un 17enne che dal Molise si trasferisce in Lombardia. Diplomato al Maffeo Vegio e, sulla carta, “maestro d’asilo”, ha deciso di entrare nei carabinieri. «Ho sempre guardato con reverenza chi svolgeva questo servizio, volevo sentirmi al servizio della comunità e ho iniziato a Milano come carabiniere semplice e, grado dopo grado, oggi sono diventato maresciallo», racconta Di Vito che è passato dalla stazione di Melegnano, al nucleo radiomobile e operativo per poi approdare alla tenenza negli ultimi tre anni. Si è occupato di tutto, negli ultimi anni in particolare di “codice rosso”, violenze sulle donne, reati minorili e truffe. Sulla sua scrivania, fino a sabato, c’era ancora una pila di denunce di cui lui stesso si è occupato. Reati in crescita, che la qualifica di “maestro d’asilo” ha aiutato ad affrontare riuscendo a gestire al meglio le relazioni interpersonali. «Da parte mia so solo che se tornassi indietro ripeterei ogni mio passo, senza rinunciare a nessuna delle esperienze fatte e che indubbiamente mi hanno permesso di diventare quello che sono oggi – si emoziona il maresciallo di lungo corso -. Ora largo ai giovani, che con dedizione continueranno l’ottimo lavoro che la compagnia di San Donato ha svolto sul territorio».
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