Sara torna a casa per i 18 anni
È in stato vegetativo dopo un’appendicite
Abbracciata da tutti, amici e parenti. Sara Ippolito, in stato vegetativo da due anni, è tornata a casa per la prima volta, per festeggiare il suo 18esimo compleanno. “Diciotto anni fa è nata una stella. Bentornata Sara. Tanti auguri!”, hanno scritto gli amici su un grande striscione appeso nella piazza di Torrevecchia Pia. Tutti dovevano sapere che Sara, la ragazza finita in stato vegetativo dopo un intervento di appendicite, per cause sulle quali la magistratura deve ancora esprimersi, riabbracciava la gente che le vuole bene. Anche la sorella Nadia, che ad aprile compie 16 anni, ha voluto fare un cartello e affiggerlo davanti al cancello. “La principessa è tornata a casa”, ha scritto. Per la sorella, infatti, Sarà questo è “una principessa”. La ragazza ha viaggiato seduta su un pulmino messo a disposizione da un amico di famiglia e non in barella, sulla solita ambulanza che da due anni a questa parte l’ha trasferita da un ospedale all’altro. La sera, alle 9, l’hanno riportata al Pio Albergo Trivulzio di Milano. Sara si guardava intorno, con gli occhi spalancati, stupita da quanto di nuovo stava accadendo. «È stata una giornata memorabile - racconta papà Francesco -. Si sono alternati almeno 70 ragazzi, in casa, oltre ai parenti. C’erano anche gli amici dell’oratorio di Valera. Oggi, poi, il personale del Trivulzio ha organizzato una seconda festa per lei. È stato ancora più commovente. Avevano detto che volevano fare qualcosa, ma non mi aspettavo una festa così. Hanno riempito di striscioni e colori, fatto suonare le canzoni della Pausini e preparato le torte».
Due giornate che i genitori non dimenticheranno mai.
«Domenica, qua a casa, è stata tutto il giorno sulla carrozzina, senza lamentarsi - dice -. Di solito, anche quando è in ospedale la faccio stare seduta, ma dopo un po’ piange e devo rimetterla a letto. Ieri, invece, forse perché era distratta dalla novità, non si è mai lamentata. Sono stato io che ho voluto farla sdraiare nel suo letto, in cameretta. Lei si guardava intorno stupita. È difficile da descrivere. Adesso che abbiamo fatto questa esperienza, vogliamo ripeterla se riusciremo ad avere il mezzo. Magari ci procureremo un Doblò, così da essere indipendenti».
Gli amici l’hanno ricoperta di regali, pantaloni, pigiami, magliette e peluche. Ha assaggiato persino un pezzetto di torta: «Le abbiamo messo sulla lingua un cucchiaino della parte più morbida - spiega Ippolito -. Ha fatto una faccia strana perché per lei era un sapore diverso. Solitamente viene nutrita attraverso la peg, l’apertura nello stomaco. Ogni tanto però le facciamo assaggiare anche qualche goccia di succo di frutta per darle la soddisfazione del gusto sul palato». Entro l’estate la famiglia conta di riportare a casa la ragazza, per sempre. «Il progetto di ristrutturazione dell’immobile è pronto - dice il papà - dovrebbero partire i lavori». I giovani hanno riempito la sua pagina Facebook di messaggi: “Non smettere di lottare Sara” e “Ricordati, sei vita!”.
Cristina Vercellone
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