«Tutte le persone che lavorano nei servizi sociali di San Donato hanno sentito su di sé il peso di una morte così assurda e violenta. E la dirigente non ha fatto nessuna battuta ironica, ma si è limitata a dichiarare che nessuno poteva immaginare il gesto omicida del padre di Federico». Si può riassumere con queste frasi la risposta del sindaco Andrea Checchi alla lettera che il gruppo Facebook “Insieme per Stella” gli aveva inviato venerdì scorso in seguito al servizio della trasmissione “Le Iene” sulla morte del piccolo Federico Barakat. Il primo cittadino non si scusa, come invece gli veniva chiesto, per l’atteggiamento della dirigente davanti all’inviato di Italia1, ma precisa quanto accaduto quel giorno e la posizione, sua e dell’ente, in merito alla tragedia di sei anni fa.
La vicenda è tristemente nota e ha commosso l’intera comunità di San Donato. Il piccolo Federico, il 25 febbraio 2009, deve incontrare il padre in uno spazio “protetto” in base a quanto disposto dal tribunale dei minori. La madre, Antonella Penati, più volte nei mesi e nei giorni precedenti ha segnalato la pericolosità di quell’uomo e i rischi per il figlio. Ma non viene ascoltata. Il 25 febbraio il padre si presenta nel centro di via Sergnano con un coltello e una pistola, armi che usa prima contro il figlio e poi contro di sé.
Per quella vicenda tre operatori dei servizi sociali (la responsabile, un’assistente e un educatore) sono finiti a processo con l’accusa di non aver fatto tutto il possibile per evitare quella tragedia. Ma dopo tre gradi di giudizio tutti e tre sono stati definitivamente assolti.
Nelle scorse settimane si è occupata della vicenda anche la trasmissione “Le Iene” e un inviato si è presentato in Comune per fare domande sulla vicenda. E il servizio ha sollevato un nuovo polverone di polemiche. Ora il sindaco cerca di chiarire e chiude la sua lettera rinnovando «la piena comprensione del dolore della mamma di Federico. Nessuno potrà restituirle il bambino, tocca però alla magistratura accertare ed eventualmente sanzionare le responsabilità, in sede penale e civile».
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